Gli auguri natalizi cartacei - ne ho ricevuti e spediti un sacco in passato! - sono ormai spariti. Per posta ne ricevo in un solo caso: lo spedisce un vecchio compagno di scuola, che ogni anno non fa mancare, a nome e suo e di sua moglie, riflessioni sagge e affettuose scritte a penna.
D’altra parte, ormai le lettere nella buca sono rare: o sono cose di banca e assicurazioni di assoluta routine e del tutto inutili perché doppioni di quanto si trova in formato digitale o minacciose raccomandate multe o similia, per altro presenti anche sulla App IO o sulla PEC, che sono obbligato ad avere come giornalista.
Parto da distante per arrivare al punto.
Ho guardato con lacrimoni finali la pubblicità natalizia di Poste Italiane del 2025 https://youtu.be/gRny-mDi3S4?si=o6tLFZvMs3mXFKt4, intitolata “La Sera dei Miracoli”: è un episodio della serie “Storie di Poste Italiane", che punta su storielle emozionali che fanno sempre colpo.
Nel caso del Natale, protagonista è un bambino, Filippo, che - aiutato dai genitori - raccoglie oggetti personali del nonno in una scatola di latta old style. Dentro ci sono guanti logori, occhiali da lettura, un pennello da barba, una foto di famiglia, dolci fatti in casa e un giornale di parole crociate. Ogni oggetto è un frammento di memoria, caricato di tenerezza e nostalgia per un nonno che non c’è più.
Il bimbo cammina lungo il porticciolo di Monopoli in Puglia, stringendo il pacco tra le braccia, mentre la famiglia lo accompagna. In un ufficio postale, con una gentile impiegata, spedisce il pacco a un indirizzo evidentemente fantasioso ma pieno di pathos: Via delle Nuvole, 6 – Cielo". Ovviamente la spedizione è un pensiero natalizio del nipote per suo nonno.
Anche a me piacerebbe spedire un pacco così a chi manca a Natale dei miei cari scomparsi.
All'ufficio postale, Filippo affida il pacco con un misto di speranza e malinconia, suggellando il suo legame per un nonno che gli manca. Colonna sonora, che accompagna in modo adatto il racconto, “La Sera dei Miracoli" di Lucio Dalla con la strofa che stronca anche un cuore di pietra: “In mezzo a questo mare cercherò di scoprire quale stella sei”.
Torno al prosaico, lasciando la poesia e cioè alla scelta di avere un pacco come oggetto centrale come dimostrazione che questo è destinato ad essere il core business dell’attività delle Poste, società che per altro ormai si occupa di attività varie un tempo impensabili e penso che ciò metta a dura prova gli impiegati.
La notizia di questi giorni in tema è che i servizi postali danesi (PostNord Danmark) hanno annunciato che smetteranno di spedire e consegnare lettere a partire dal 31 dicembre 2025, ponendo fine a una tradizione di oltre 400 anni iniziata nel 1624. Questa decisione è stata motivata da un calo drastico del volume di lettere – oltre il 90% in meno rispetto al 2000 – dovuto alla forte digitalizzazione del paese, dove la maggior parte delle comunicazioni avviene ormai tramite piattaforme elettroniche come e-Boks (la "cassetta postale digitale" usata da oltre 5 milioni di danesi per ricevere bollette, documenti pubblici e altro).
Dal 1º gennaio 2026, PostNord non gestirà più la consegna di lettere nazionali. I pacchi - i. Tempo di e-commerce imperante - continueranno a essere spediti normalmente.
Per le comunicazioni ufficiali (es. bollette, documenti governativi), tutto passa già al digitale via e-Boks o Digital Post, obbligatorio per la maggior parte dei danesi dal 2014.
Per residue lettere private o personali, un'azienda privata come DAO (o servizi internazionali come UPS/FedEx) subentrerà, ma a costi più alti. Circa 1.500-2.200 posti di lavoro saranno tagliati, focalizzandosi sul business dei pacchi. Si sappia che questo trend non è unico: anche in UK, Germania e Canada i servizi postali stanno riducendo le lettere per lo stesso motivo.
Quindi, ci sta commuoversi per il bimbo che manda un pacco al nonno, ma direi che c’è già un messaggio subliminale che suona come campana a morto per le lettere.