Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
21 mar 2024

Il tempo, Einstein e la clessidra

di Luciano Caveri

Vola, il tempo vola. Almeno questa è l’impressione. Lo dice Virgilio nelle Georgiche: “Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo”. In sintesi: “Tempus fugit!”.

Aggiungeva Orazio: “Mentre parliamo il tempo è già in fuga, come se provasse invidia di noi: cogli l'attimo, sperando il meno possibile nel domani”.

Colpiscono le frasi in Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol: “– Alice: Per quanto tempo è per sempre? – Bianconiglio: A volte, solo un secondo”.

Quanto sia vero nella vita delle persone lo sappiano benissimo.

È bella una frase di Elsa Morante: ”Il tempo – che gli uomini tentano di domare con gli orologi, fino a renderlo un automa – è per se stesso di natura vaga, imprevedibile e multiforme, tale che ognuno dei suoi punti può assumere la misura dell’atomo o dell’infinito”.

Ogni tanto, amando Albert Einstein più come pensatore che come fisico (nel senso che la Fisica mi dà il capogiro, avendo una cultura umanistica più che scientifica), cerco di avventurarmi nel capire meglio certe sue teorie sul tempo per evitare di brancolare nel buio. Mi trovo imbranatissimo nel farlo, ma comunque curioso.

Ad esempio la teoria della relatività ristretta, formulata nel secolo scorso da Albert Einstein, che dice che il tempo si dilata con l’avvicinarsi alla velocità della luce. Tremo nel tentativo di capire perché non esista - oibò- un tempo assoluto, ma soltanto un tempo relativo rispetto a un osservatore, sapendo come la Terra sia nostro punto di riferimento.

Esiste, per rendere meno oscura la questione per gli imbranati come me, il “Paradosso dei Gemelli. Immaginiamo di avere sulla Terra due gemelli, uno dei quali viene fatto partire per un viaggio interstellare di andata e ritorno verso una stella molto lontana, mentre l’altro rimane sulla Terra. Nonostante sappiamo che per un corpo è impossibile viaggiare alla velocità della luce, perché la sua massa diventerebbe infinita, supponiamo che il veicolo spaziale viaggi con velocità prossime a quelle della luce. Una volta raggiunta la sua meta, invertita la rotta e tornato sulla terra, il primo gemello, ancora nel pieno della sua giovinezza, troverebbe il fratello molto anziano: infatti, l’astronauta sarebbe invecchiato meno.

Altro esempio quello di Chris Lintott, astrofisico britannico e professore di astrofisica all'Università di Oxford, in un articolo per BBC Future. Se prendi un volo transatlantico da Londra a New York, il tuo orologio sarà un diecimilionesimo di secondo indietro rispetto a quello rimasto a terra. Tuttavia, invecchierai un po’ più lentamente che se fossi rimasto a casa. La gravità influenza anche la teoria della relatività. Se ti allontani dall'attrazione gravitazionale della Terra, il tempo accelererà. Lintott commenta che ciò influisce sul nostro corpo: significa, ad esempio, che la tua testa sarà leggermente più vecchia dei tuoi piedi. Ecco spiegati i miei capelli bianchi…

Ora, a parte un leggero smarrimento, credo che - anche se fa sorridere - venga in mente di quando un giorno, parlando di relatività del Tempo, Albert Einstein disse: "Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora". Non mi infilo in commenti ulteriori sul punto.

Noto, però, che questa questione del tempo ha anche a che fare con l’età. Esiste un “effetto clessidra” che è facile da dire e cioè l’impressione che meno tempo si ha nella propria vita e più il tempo sembra accelerare.

C’è sulla clessidra un’immaginifica poesia di Giuseppe Ungaretti: Quel nonnulla di sabbia che trascorre/ Dalla clessidra muto e va posandosi,/ E, fugaci, le impronte sul carnato,/ Sul carnato che muore, d’una nube…/ Poi mano che rovescia la clessidra,/ Il ritorno per muoversi, di sabbia,/ Il farsi argentea tacito di nube/ Ai primi brevi lividi dell’alba…/ La mano in ombra la clessidra volse,/ E, di sabbia, il nonnulla che trascorre/ Silente, è unica cosa che ormai s’oda/ E, essendo udita, in buio non scompaia.