Ogni tanto rifletto sul mio percorso politico e sul perché, in fin dei conti, sono unionista e, per ora, lo resto ancora. Le ragioni fondamentali sono due. La prima - perché negarlo? - sta nella tradizione familiare: prima nella Jeune Vallée d'Aoste e poi nell'Union Valdôtaine i miei parenti hanno contato qualcosa. L'eredità culturale può assumere un valore politico e non so a quale età mio papà, come elemento scontato di appartenenza, mi abbia pagato la tessera d'adesione all'Union conseguenza pratica di una formazione che era quotidianità. La seconda è un percorso attivo, non scontato ma prescelto, che mi vede adolescente curioso, interessato dalle grandi battaglie civili come i referendum sul divorzio e sull'aborto frutto di quell'area radicale - in fondo "ni droite, ni gauche" - in cui ritrovai quegli ideali libertari, contro ogni totalitarismo a destra come a sinistra.
Poi la storia della Valle d'Aosta che si incrocia con la lettura dei libri sul federalismo, anch'esso concepito come chiave di libertà utile per aprire tutte le porte. E infine le esperienze politiche e amministrative, rese possibili dall'UV e dalla fiducia degli elettori, che mi hanno, a Roma, a Bruxelles e ad Aosta, confermato - soprattutto nel confronto con gli altri partiti italiani o di altri Paesi e alle loro ideologie di riferimento - nella convinzione della bontà dei valori e delle idee dell'autonomismo e del federalismo nel solco di personalità eminenti che l'UV ha espresso nella sua storia. Oggi mi trovo confrontato con scelte e comportamenti che spesso mi pare facciano scricchiolare anni ed anni di militanza, specie laddove si evidenziano rischi di affarismo e di derive partitocratiche con "pacchetti di voti" che inquinano le competizioni, tessere che girano febbrilmente, camarille per le candidature, scelte verticistiche imposte senza confronti, palese superficialità nell'affrontare dossier decisivi e altre amenità che parevano scomparse o almeno finite in seconda fila. Bisogna non piegarsi a certi rischi di sporcare un insieme di vicende politiche serie e importanti che hanno fatto la Valle d'Aosta di oggi, che non è in vendita.