La notizia è arrivata qualche settimana fa dal vicino Valais ed è chiara: "le Tribunal fédéral a donné son feu vert au règlement adopté par la commune valaisanne de Val-d'Illiez (VS) pour lutter contre les lits froids. Il a débouté une société de construction de Monthey, qui contestait la taxe de compensation imposée aux propriétaires. S'ils n'occupent pas ou ne louent pas leur résidence secondaire pendant 70 jours, les propriétaires doivent dorénavant payer une taxe communale. Mon-Repos a rappelé vendredi que cette taxe vise à combattre les lits froids, sujet d'actualité en Valais et aux Grisons. Cette décision pourrait inciter d'autres communes à imiter Val-d'Illiez". I "lits froids" sono quelli che noi chiamiamo "seconde case" (fuori da ogni logica di reale utilizzo stagionale o a rotazione), che da anni anche da noi sono sul banco degli imputati per due effetti. Il primo è che per un successo del turismo o per bilanci meno catastrofici degli impianti a fune ci vogliono posti letto alberghieri e non "letti freddi", cioè utilizzati pochissimo dai proprietari o abitati solo in periodi di punta con crescita di costi - pensiamo ai rifiuti o al trattamento delle acque - per i Comuni e problematicità in risorse come l'acqua potabile. Il secondo, di cui si sono interessati i Comuni vallesani nella zona di Crans Montana con l'obbligo per la costruzione di condomini di avere almeno il 70 per cento di residenze principali ("prima casa"), è il paradosso di località turistiche che, per i costi proibitivi di acquisto o di affitto non garantiscano casa ai propri "veri residenti". Soprattutto per il primo punto bisogna che il Consiglio Valle ascolti con attenzione le preoccupazioni degli albergatori valdostani per il disegno di legge 88, che innova la legislazione alberghiera sulle "Residenze turistiche alberghiere - Rta", innescando possibili rischi speculativi a vantaggio anche di strutture già esistenti e "sblocca" le "Case apppartamenti per vacanze - Cav", a suo tempo bloccate per evidenti rischi dello stesso genere.