La sconfitta in Piemonte di Mercedes Bresso, in verità inaspettata e che pone sempre più dubbi sulla reale credibilità dei sondaggi elettorali che la davano tutti vincente, ha creato un piccolo caso nazionale ed europeo. Poche settimane prima delle elezioni regionali, la Bresso - su indicazione del Gruppo socialista di cui era capogruppo - era infatti stata acclamata quale Presidente del "Comitato delle Regioni". La sconfitta l'ha, per una serie di ragioni giuridiche su cui non vi tedio, fatta decadere all'atto stesso della proclamazione dell'esito delle urne. Trattandosi dell'unico vertice a presidenza italiana nelle istituzioni europee, sin da quel momento è iniziato un lavoro diplomatico fra gli schieramenti nel quadro dei rapporti fra Regioni e Governo nella considerazione, confermata ieri dalla riunione della delegazione ialiana che ho l'onore di presiedere, che è un bene generale conservare questa carica. Tutti hanno osservato infatti come, al di là delle posizioni politiche, è ragionevole in un caso come questo "fare sistema" e sono testimone, anche nell'esperienza precedente al Parlamento europeo, di come gli italiani siano incapaci di farlo, prevalentemente assorbiti dalle camarille italiche e ciò nuoce gravemente rispetto a delegazioni agguerrite nella difesa dei "loro" interessi. Se la Bresso rientrasse come consigliere regionale, sono due gli scenari possibili: il primo è che il Consiglio europeo approvi la presenza della Bresso con una formula retroattiva che darebbe continuità alla sua Presidenza; altrimenti il "Comitato delle Regioni" la confermerebbe una volta ridivenuta membro dell'assemblea. Vedremo cosa succederà.