Ieri, per scendere da Bruxelles, per colpa delle polveri del vulcano islandese, ho impiegato più di dieci ore di macchina con i colleghi del "Comitato delle Regioni" Sergio Chiamparino e Sergio Soave. Intendiamoci: niente di avventuroso, solo un disagio e l'impressione nel vedere l'aeroporto di "Zaventem" a Bruxelles, normalmente un formicaio, vuoto al momento in cui abbiamo affittato la macchina per il viaggio. Nel piccolo della nostra istituzione europea, sono stati centinaia e centinaia i bloccati fra membri e funzionari con gradi diversi di sfortuna e con la dimostrazione, nelle prime ore, della capacità singola di reazione all'emergenza a caccia di uno scalo ancora aperto o di un treno con un "buco" disponibile. Il fatto resta istruttivo perché evidenzia come una società complessa come la nostra fronteggi malamente le emergenze di derivazione naturale più estreme come questa eruzione vulcanica che ha bloccato i cieli europei con ripercussioni economiche e un evidente botta a quel bene prezioso rappresentato dalla mobilità. Quel che mi ha colpito, in questa occasione, è stata - in presenza ormai di infinite fonti d'informazione - la difficoltà di avere notizie certe, essendo investiti, come si è, da una specie di corrente furiosa di notizie difficili da semplificare. Per cui, ad esempio, lunedì prossimo dovrei andare a Roma (per la Commissione Paritetica, non per le elezioni di Aosta...) ma brancolo nel buio, colpa ovviamente dei movimenti volubili delle ceneri.