L'altro giorno, a dimostrazione che il confronto esterno è utile per capire, ho ascoltato sulla situazione del bilancio europeo un collega parlamentare europeo, con cui ho lavorato a suo tempo. Olle Schmidt, liberale svedese, è un tipo franco e senza troppi arzigogoli, nello stile del suo Paese, e ha fatto una fotografia della situazione della Grecia a rischio bancarotta. Raccontava di una sua partecipazione, anni fa, proprio in Grecia, ad una conferenza sullo Stato sociale e di come molti oratori gli si rivolgessero per dire quanto i greci invidiassero il "Welfare" scandinavo come esempio di una vicinanza dello Stato al cittadino in ogni momento della sua vita. Schmidt ha raccontato come, quando venne il suo turno, gelò la sala: «vi ringrazio per l'apprezzamento verso i modelli sociali come quello svedese, ma che sia chiaro come questo funzioni a condizione che le persone paghino le tasse, cosa che in Grecia - dai dati in mio possesso - non avviene!». La sala dove eravamo, per contro, è stata avvolta da una grande risata grazie a questo aneddoto. Credo che il "caso italiano", anche se la vulgata su di un eccesso di fiscalità è sacrosanta e ciascuno di noi lo vede dai propri prelievi e dalle diverse tasse, non sia del tutto dissimile, quando si scoprono contribuenti che sbandierano livelli di vita elevatissimi per poi risultare dei poveracci nella dichiarazione dei redditi.