Ho riguardato il video dolente e senza volto, per decisione della corte, della recente testimonianza in tribunale di Annamaria Franzoni nel processo per calunnia in corso a Torino. Mi ha colpito quella sua vocina catatonica nel raccontare - era davvero necessario ripetere la testimonianza? - la terribile storia, specie nella ricostruzione di chi è stata autrice del delitto, l'assassina insomma. Anche se - ho letto di recente - lei negherebbe perché, assai semplicemente, ha cancellato i fatti e questa circostanza, se così fosse, sarebbe persino peggiore della più terribile bugia. Come una specie di maledizione, torna ogni tanto, con questi strascichi, la vicenda giudiziaria che iniziò con quel delitto il 30 gennaio 2002. Ricordo che la prima notizia della morte di un bimbo la ebbi nel mio ufficio all'UV, ma ci volle del tempo per capire il contesto dell'uccisione. Un delitto, come appurato dai giudici, di una tremenda banalità a dispetto dei molti castelli in aria costruiti da un giornalismo spazzatura di cui mai nessuno risponde. Un delitto che è stato un dramma per Cogne e che ancora torna periodicamente e ciò avverrà sino a quando la memoria si farà finalmente appannata.