Conosco i lobbisti della "Ferrero", vale a dire le persone che per la celebre industria dolciaria - il cui decano e grande inventore di prodotti, Michele Ferrero, passa le vacanze a Courmayeur - seguono l'evoluzione della normativa comunitaria a Bruxelles. Saranno certamente loro ad aver lanciato l'allarme, ripreso dappertutto oggi, sul rischio che la "Nutella" si trovi a non poter fare più spot pubblicitari a causa dei grassi presenti nella crema di nocciole e cacao e ad essere obbligata ad avere un'etichettatura terroristica tipo quella che c'è sui pacchetti di sigarette per evitarne il consumo in una logica salutistica. Chi oggi minimizza sui giornali parla a vanvera non sapendo quanto una certa ottusità comunitaria possa nuocere ad un prodotto. Conosco la "Ferrero" perché quando ero parlamentare europeo si rivolsero anche a me per contrastare l'azione di un concorrente inglese che aveva mobilitato i deputati europei inglesi per far vietare le celebri sorprese nell'ovetto "Kinder". L'operazione, svolta nella "Commissione Petizioni", si basava su dati fasulli che riguardavano i rischi di soffocamento dei bimbi per ingestione degli oggettini in regalo. Quando mi spiegarono che cosa volesse dire l'ovetto di cioccolato in termini di fatturato per l'azienda di Alba, compresi le ragioni dei concorrenti e le ragioni ancora migliori della "Ferrero" per evitare brutti scherzi. L'esito fu positivo. Oggi l'attacco è sulla "Nutella", prodotto commercializzato dal lontano 1964 e di cui personalmente non sono mai stato consumatore accanito, ma certo è uno dei marchi più noti del "made in Italy" per cui è bene che il Governo e gli europarlamentari italiani vigilino.