Comincia la solita patetica sarabanda mediatica, puntuale ad ogni prima nevicata di stagione sulle Alpi. Propedeutica ad una lunga "controinformazione" sino in primavera, che trasforma ogni nevicata in una storia da tregenda da raccontare, con servizi di cronaca che si aggiungono alle informazione meteo e stradali con tono terroristico. Andrebbe inviata, a chi si preoccupa, questa poesia di Umberto Saba, intitolata "Neve":
"Neve che turbini in alto e avvolgi le cose di un tacito manto. Neve che cadi dall'alto e noi copri coprici ancora,all'infinito: imbianca la città con le case,con le chiese, il porto con le navi, le distese dei prati..."
Oppure questa poesia "Era lei, la neve" di Eugenij Entuscenko:
"E un mattino appena alzati, pieni di sonno, ignari ancora, d'improvviso aperta la porta, meravigliati la calpestammo: Posava, alta e pulita in tutta la sua tenera semplicità. Era timidamente festosa era fittissimamente di sé sicura. Giacque in terra sui tetti e stupì tutti con la sua bianchezza".
L'eventuale lettura potrebbe convincere chi inizia a giocar con gli allarmismi che la neve in montagna è la normalità.