Fa piacere che i "dARI" siano venerdì 12 alla "Saison Culturelle". Li ho salutati l’altro giorno, fuori dalla "Rai" della Valle d’Aosta, reduci da un’intervista di Marco Brunet e Paola Corti e ho detto loro quel che penso e cioè che «tengono in alto la nostra Valle». Infatti questi quattro ragazzi dalle chiome multicolori Dario "Dari" Pirovano, Fabio "Fab" Cuffari, Andrea "Cadio" Cadioli e Daniel "Fasa" Fasano sono spesso citati come un "gruppo valdostano", anche se ovviamente la loro musica si rivolge ad una fascia di giovani diversa da chi, come me, ha iniziato ad amare la musica sulle frequenze – prese da una monumentale radio del passato con una specie di cuore verde che aiutava per la sintonizzazione in onde lunghe (se sbaglio correggetemi!) - di "Radio Luxembourg" e ricorda il "Gelosino", il mangiadischi, le cassettone e le cassettine e sua Maestà il vinile. Oggi mi destreggio con i "file" che regolarmente compro non osando avventurarmi nei siti dove la musica si "scarica" senza troppo pensare ai diritti. Eppure, qualunque sia il supporto scelto, come sarebbe la nostra vita senza la colonna sonora che ciascuno ama a seconda dei suoi gusti? L'altro giorno mio figlio Laurent snocciolava con orrore, ovviamente per i miei gusti anche se qualche connessione fra i suoi e i miei l’abbiamo scoperta, una mia compilation che attraversava parecchi decenni… Ma dicevamo dei "dARI": mi è stato raccontato di come la loro ascesa sia fatta di talento ma anche, come sempre nel mondo artistico, dalla fortuna, visto che devono al produttore Massimo Gabutti una strada forse inaspettata fatta di gavetta, fatiche, scelte di look e di brani adatti al pubblico. Ma ora possono con serenità lavorare per una grande "etichetta" con un certo numero di dischi (compact disc, ovviamente) che offre loro un respiro per rendere solido il successo in un mondo che gira così velocemente per cui bisogna evitare distrazioni.