Non sarà facile per l'Italia "scaricare" troppe responsabilità sull'Unione europea per gli sbarchi di immigrati ripresi a Lampedusa, dopo i moti che hanno interessato alcuni Paesi come Tunisia e Egitto. L'interlocutrice europea la conosco bene: la Commissaria degli Affari Interni si chiama Cecilia Malmstrom ed è una svedese simpatica e ironica e di grande spesso politico e culturale. Siamo stati assieme nello stessi Gruppo al Parlamento europeo, quello dei liberali e democratici, ed eravamo diventati amici e chiacchieravamo spesso in francese, visto che lei ha anche una laurea alla Sorbona. Cecilia appartiene alla tradizione scandinava delle donne in politica con un curriculum impressionante (in Svezia le "veline" non entrano in politica e non fanno carriera) e una capacità di lavoro enorme. L'Europa, attraverso la sua azione, farà certo il suo dovere, com'è giusto che sia, perché di certo l'Italia si trova in prima linea per quello che è un problema comunitario da condividere. Pesa il fatto che l'Italia avesse cercato di convincere il resto d'Europa che un rapporto privilegiato (e assai costoso) con Gheddafi avrebbe risolto il problema degli sbarchi, ma così non è stato e sui metodi di "contenimento" del dittatore libico c'è da rabbrividire. Fa bene il Ministro Roberto Maroni a non sottovalutare il rischio che la situazione degli sbarchi si faccia esplosiva ed è necessario distinguere i casi di chi chiede asilo politico da chi invece sbarca come semplice clandestino. Lo pretende con chiarezza il diritto internazionale.