Il Festival di Sanremo è come le stagioni e c'è un periodo dell'anno in cui arriva, con i suoi alti e bassi che seguono l'evoluzione della società italiana. Per una generazione come la mia ha rappresentato un appuntamento rassicurante, come il sorgere del sole. Io sono nato nel 1958 e credo che non ci sia nulla di più simbolico che pensare che qualche mese prima un giovane Domenico Modugno cantasse quel "Volare" (in realtà "Nel blu dipinto di blu") che è diventato uno dei motivi più noti e cantati in tutto il mondo. E poi, da bambino, le serate in bianco e nero di fronte alla televisione ed il Festival che si materializzava in casa, dentro il mangiadischi rosso, con i 45 giri comprati da mio fratello. "Se piangi, se ridi" di Bobby Solo, che vinse il Festival del 1965, o "Zingara" di Iva Zanicchi, che vinse nel 1969, sono canzoni che conosco a memoria, perché ascoltate infinite volte. Poi gli anni Settanta, aperti dalla vittoria di quella straordinaria coppia che furono Adriano Celentano e Claudia Mori con "Chi non lavora non fa l'amore". Io facevo le Medie e nelle gite scolastiche salivamo sul pulman con quella pubblica pubblicazione che usciva dopo il Festival con le parole di tutte le canzoni, che cantavamo a squarciagola. In realtà, guardando quel decennio, ti accorgi di come vincitori risultino personaggi sconosciuti, spesso autentiche meteore. Mentre gli anni Ottanta hanno cantanti simbolo come Alice o Eros Ramazzotti. In quegli anni, almeno per me, il Festival era straordinarie serate televisive in cui si passava il tempo con gli amici a sbeffeggiare cantanti e presentatori. Poi nel 1995 la sorpresa di trovarmi, con alcuni colleghi parlamentari, a cantare (si fa per dire...) sul palco dell'Ariston, quel cinema-teatro, deludente a vedersi, che la televisione trasforma in un palcoscenico rutilante. Oggi Sanremo non è più quel fenomeno incredibile del dopoguerra, ma resta un "classico", mostrando il volto di un'Italia sempre più vecchia se quel Gianni Morandi che presenta il Festival è lo stesso che campeggiava, all'inizio degli anni Sessanta, su un disco che ho ascoltato mille volte "Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte..." A quell'età il latte lo andavo a prendere davvero.