E' una triste constatazione: gli economisti non avevano previsto niente della terribile crisi che ha colpito l'economia mondiale e nessuno storico, sociologo o politologo ha capito per tempo che cosa si stesse preparando - e lo stiamo vivendo dal vivo grazie alla rapidità delle nuove tecnologie - in alcuni Paesi arabi e neppure il destino dei loro dittatori tronfi. Facciamocene una ragione, perché tutti coloro che si erano illusi e pensavano di essere riusciti ad azzeccare sistemi previsionali, statistici o modelli più o meno elaborati, così come metodi induttivi, deduttivi o comparativi sono alla fine rimasti in braghe di tela, vedendo teorie elaborate svaporare di fronte ad una realtà imprevista. Per altro la Storia è come la vita, piena di azzardi, varianti, alti e bassi, che smentiscono meccanicismi causa-effetto e l'illusione di poter dire quel che capiterà. Quando si è nel flusso degli avvenimenti - esemplari sono i mesi concitati della storia valdostana dopo la Liberazione - è difficile capire e questo rende onore a chi rischia in proprio affrontando le incognite del futuro. Certo, "a bocce ferme" tutto è diverso e gli avvenimenti storici sono smontati e rimontati come i meccanismi di un orologio, ma questo è facile farlo quando i fatti e le circostanze hanno svelato collegamenti e concatenamenti e tutto appare ben più nitido di quanto apparisse al momento in cui gli eventi si erano prodotti e capirne gli sviluppi era un azzardo. Ricordo, pensando a vicende di cui ho memoria personale, il crollo del Muro di Berlino e l'effetto domino nell'est Europa o mi riferisco al collasso del sistema dei partiti con "Tangentopoli".