Oggi a Torino ho visto sui balconi delle case dei tricolori esposti: segno inusuale nei comportamenti collettivi degli italiani e conseguenza dell'imminente data del 150esimo dell'unità d'Italia (17 marzo: festività "usa e getta"). Un fenomeno da indagare nelle sue ragioni. Sino ad ora l'esposizione della bandiera nazionale è stata in genere un fenomeno calcistico in occasione delle vittorie al Mondiale degli azzurri. Siamo di fronte ad una forma di patriottismo o a un senso di espressione dell'identità nazionale? Io francamente non credo, pur rispettando chiunque scelga qualunque forma, anche materiale, di manifestazione del proprio pensiero. La crisi istituzionale in Italia è profonda e irrisolvibile se tutto continuasse a ruotare attorno alla figura e ai destini umani e giudiziari di un anziano leader. Non credo che ci sia mai stato un mix così difficile da affrontare con una politica impotente, specie a fronte di una crisi economica ancora grave. L'impressionante partito degli astensionisti - stabili al trenta per cento - segnano, in una realtà come quella italiana, la fine di una partecipazione democratica e chi scomoda il basso tasso di partecipanti al voto nelle democrazie "mature" fa il furbo. Il Sud si sta allontanando sempre più dalle medie europee e in tutta Italia i trentenni hanno in prevalenza occupazioni instabili e i ventenni disertano l'Università o non sanno che Facoltà scegliere per vincere la lotteria di un lavoro. La stretta sulla spesa pubblica pesa già oggi sul futuro della previdenza (pensioni) e i servizi pubblici, sanità e scuola come esempi, soffrono delle riduzioni dei finanziamenti per lo Stato sociale. Quei "tagli" che mettono in crisi ruolo e funzionalità della democrazia locale tutta intera. Guardando le bandiere sui balconi, mi sono chiesto se era un gioioso segno di festa o un silente "SOS". Pessimismo? No, riflessione sull'importanza di non farsi travolgere dagli eventi.