Roberto Maroni diventa il Segretario della Lega, mentre Umberto Bossi è acclamato - roba da fare gli scongiuri - presidente a vita. Il leader fondatore esce così di scena, vittima del "cerchio magico" e cioè di familiari e amici profittatori e arruffoni (se "arraffoni" lo diranno i processi). Ho raccontato di come lo abbia conosciuto nel lontano 1987 e di come da simpatico "bauscia" pieno di energia e di voglia di fare sia diventato nel tempo un leader dispotico e capriccioso. Partito per conquistare Roma, è stato conquistato dalla logica trasformista e manovriera della Capitale, specie con quell'abbraccio mortale quale reggicoda del berlusconismo fra interessi e poltrone d'oro. Una parabola discendente che suona come esemplare nel destino che così si è compiuto.
Raccontavo di averlo visto venerdì scorso in Svizzera per la macroregione alpina, chiuso nella malattia, dolorosa per un comunicatore spontaneo come è sempre stato. In un'unico momento ho visto un barlume: quando ci siamo salutati ed ha ripetuto il mio nome, mimando dei cazzotti scherzosi verso di me e quando, all'aperto durante le foto ufficiali mi ha mostrato con il dito un punto nel paesaggio, dicendomi: «Quello è il simbolo dell'Union Valdôtaine». Penso si riferisse ad una croce in cima ad un campanile. Sarebbe in linea con quando talvolta in "Transatlantico" a Montecitorio scherzava con me, dicendomi: «Voi dell'Union siete come i democristiani». Ed io mi difendevo i dicando la storia ben diversa scritta nel dopoguerra dai padri fondatori del Movimento. Alla sua ombra è cresciuto Maroni, che aborrito dai bossiani negli ultimi anni sino a giungere ad un passo dall'espulsione, si trova oggi ad essere il "capo" di una Lega in crisi di consensi e di credibilità. Non sarà un lavoro facile trovare uno spazio politico dopo il "fuggi fuggi" di elettori e militanti. Maroni è uomo di apparato, ma reggere il vertice, in un clima di rotture e incomprensioni, non sarà semplice e la posta in gioco è l'esistenza stessa della Lega. Vedremo come ai evolverà la situazione e se la Lega è davvero in fase calante o se esiste qualche speranza che si stabilizzi. Per noi valdostani valgono due attese. La prima è politica e si tratta di capire cosa la Lega dirà delle autonomie speciali e se ci sarà qualche autocritica sul "federalismo tarocco" degli ultimi anni. La seconda riguarda il rapporto fra Lega e partiti autonomisti storici che, sino ad un certo punto, sono stati interlocutori rispettati, ma poi il "panpadanismo" ha avuto la meglio in una logica di conquista da "imperialismo lumbàrd". E la Lega ha smesso di suscitare simpatia e ora vedremo la nuova linea.