I cannoni, grazie alle basse temperature, stanno sparando neve artificiale sulle piste delle nostre stazioni sciistiche. Visto l'autunno dal cielo prevalentemente azzurro e le nevicate naturali sinora nel complesso non sufficienti, questo è quel che passa il convento. D'altra parte ricordo quegli inverni di trent'anni fa in cui iniziò a nevicare poco e tutti noi, abituati bene, eravamo quasi garruli in quei Natali senza neve, come se si trattasse di una bizzarria passeggera. Andavo ad Ayas con gli amici della "compagnia" a cercare le strade ghiacciate per giocare con le slitte come diversivo. Se allora mi avessero detto di cannoni della neve piazzati a quote sempre più elevate per supplire all'assenza di neve vera, avrei riso di gusto come di fronte ad uno scherzo. Poi, nella lunga esperienza che ho fatto nel settore degli impianti a fune come presidente delle "Funivie di Brusson" e vicepresidente nazionale della "Associazione nazionale impianti a fune - Anef", mi sono trovato - con un'esperienza indimenticabile - ad alfabetizzarmi con tutti i problemi della penuria di neve, in primis proprio gli impianti di neve programmata. Quando la neve non arrivava, naturalmente erano guai per i costi di energia elettrica e i costi del personale per realizzare quelle piste innevate che consentissero di aprire gli impianti, il cui effetto moltiplicatore sulle attività economiche è indispensabile. Si può fare tutta la retorica del mondo, ma le stagioni invernali senza lo sci sarebbero fatte di piccole nicchie di mercato senza grande respiro. Per questo è positivo l'ottimismo dell’Osservatorio italiano del turismo montano che dice che la stagione 2012-2013 delle "vacanze bianche" sarà positiva, dopo il disastro dello scorso anno in Italia (-24,8 per cento di presenze e un -28,1 per cento di fatturato). Una tendenza negativa che, dati alla mano, non sembrerebbe aver avuto esiti simili in Valle d'Aosta, malgrado - per dirci la verità - un'impressione di calo nel cuore della stagione scorsa, smentita appunto dai dati ufficiali a cui ci si deve rifare. L'Osservatorio prevede per la stagione invernale 2012-2013 un fatturato pari a circa 9,7 miliardi di euro, comprensivi anche dei costi di viaggio per raggiungere le destinazioni in quota. Un incremento delle presenze di ospiti, rispetto alla passata stagione, variabile tra il 3,5 ed il 4,8 per cento, con un conseguente incremento del fatturato di circa il due per cento, dovuto in particolare alla clientela straniera che compensa ormai da tempo la riduzione degli italiani. Chissà se questo ottimismo sarà confermato. Amici del settore confermano abbastanza le previsioni, malgrado la pesante situazione economica generale che frena spese e consumi. È vero che si attiva un meccanismo noto: la diminuzione del turismo tropicale di lunga distanza premia la riscoperta della vacanza domestica sulle montagne. Vedremo, augurandoci che alla neve dei cannoni - indispensabile per avere un minimo di serenità - si aggiunga quella vera che ad un mesetto dal Natale non vale solo per i turisti ma anche per noi indigeni per creare una cornice davvero invernale.