Oggi parlare di Unione europea a fronte delle vicende politiche locali potrebbe farmi sembrare un marziano atterrato ad Aosta. Ma visto che mi sono già espresso ieri sera e ora si tratta solo di capire che cosa capiterà sulla "questione rifiuti" ed attorno alle diverse valutazioni politiche, vorrei dire che parlare d'Europa non è scantonare, ma rendersi conto di un appuntamento decisivo che si svolgerà questa settimana a Bruxelles. Il Consiglio europeo, in soldoni gli Stati, devono definire venerdì prossimo il budget futuro - in sostanza orizzonte 2020 - dell'Unione in questo periodo di "vacche magre" e in questo contesto le asprezze fra gli Stati fra chi vorrebbe mantenere il bilancio come quello attuale e chi vuole tagliarlo si sono trasformate in scontri diretti mica da ridere. Gli organi comunitari, tipo l'enigmatico Herman Van Rompuy, che presiede il Consiglio e il nullo José Manuel Barroso, che presiede invece la Commissione, non riescono affatto a pesare sulla trattativa. Il più in difficoltà, perché deve giocare il ruolo di "cattivo" sino in fondo è il premier inglese David Cameron, che ha un'opinione pubblica - come spiegava ieri con un sondaggio il giornale domenicale "The Observer" - sempre più anti-europeista. La mia esperienza in Europa mi ha sempre consentito di constatare questa costante: a qualunque schieramento appartengano, gli inglesi mantengono una vena, più o meno forte, di anti-europeismo e in tempo di crisi il fenomeno deborda e davvero i governanti Oltremanica - che parlano di noi come «continentali» - potrebbero alla fine andarsene con esito catastrofico sulla fragilizzata costruzione europea. Verrebbe da dire «chi è causa del suo mal...», ma poi - visto anche dall'ottica della minuscola Valle d'Aosta - sarebbe bene ragionare sul tema e sui rischi enormi di un'Europa che si spappoli, facendo trionfare i vecchi nazionalismi, che nulla sono riusciti a fare rispetto alla crisi proprio perché hanno ceduto agli egoismi di ciascuno invece che stringersi attorno al Vecchio Continente e alla sua forza, perché se si è coesi non c'è ragione per aver paura. In quest'epoca di ristrettezze, se passerà la linea dei "tagli" al budget europeo, anche i valdostani, con secche diminuzioni nei fondi strutturali e in quelli per l'agricoltura, scopriranno la cecità di una politica di rigore che senza i necessari investimenti farà calare ancora di più il gelo sull'economia europea. Ne scriverò ancora, visto che giovedì sarò a Bruxelles e l'indomani a Firenze proprio per temi comunitari.