"@SenatoreMonti: Insieme abbiamo salvato l'Italia dal disastro. Ora va rinnovata la politica. Lamentarsi non serve, spendersi si. "Saliamo" in politica!" Questo è il "tweet" - comprensivo del refuso dell'accento mancante sul "sì" a causa forse di un esecutore distratto - con cui Mario Monti ha smesso definitivamente i panni di tecnico e "sale" in politica, come ha scritto con un pizzico di ironia per il dibattito di questi giorni. Monti non è mai stato in questo anno di Governo un "tecnico" vero e proprio. Cosa fosse la politica lo aveva visto e vissuto da Commissario europeo e la sua "salita" a Palazzo Chigi era stata preceduta da lunghi editoriali in cui da economista esprimeva opinioni politiche. Poi, nell'esperienza inusuale di un anno di Governo con un Parlamento prono ai suoi piedi per un'investitura del Quirinale degna di un tempo di guerra, il demone della politica si è impossessato di lui sino all'epilogo: i leader popolari a Bruxelles lo hanno trasformato da paladino di area liberaldemocratica a epigono della nuova Democrazia cristiana che ora si raccoglie sotto le sue ali. Vi assicuro che i liberali europei sono rimasti basiti da questo cambio di casacca di Monti e ciò ha confermato loro la totale illeggibilità delle dinamiche politiche italiane, altro che Alcide De Gasperi! Così il "Professore", senatore a vita per ottenere l'incarico di guidare il Paese, rompe sotto Natale gli indugi che lo avevano trasformato in un moderno "Tentenna" e ora sfiderà chi - a destra e a sinistra - gli aveva dato fiducia con l'impegno che non scendesse nell'agone politico. Ma si vede che "al cuor non si comanda" e dunque Monti rischia un'operazione difficile: spezzare i due poli esistenti, già malconci per conto loro sulla spinta delle divisioni e di soggetti nuovi come Beppe Grillo, facendo rinascere un centro fatto da Pierferdinando Casini, Luca di Montezemolo e Gianfranco Fini, solo per citare alcuni degli esponenti della nuova DC. Immagino un Giorgio Napolitano che si sentirà come il "dottor Frankenstein", cui è sfuggita la creatura che ora azzanna gli stessi che gli hanno permesso di emergere. Non me ne stupisco affatto né mi scandalizzo, semmai è stata un'ingenuità del sistema dei partiti consentire a Monti e alla sua squadra eterogenea di smontare le regole parlamentari, prendendoci gusto. Così le elezioni politiche staranno ancora più emozionanti perché giocate su tre e non due schieramenti. Lo spargimento di sangue è assicurato. Vedremo come si svilupperanno le dinamiche nel piccolo collegio uninominale della Valle d'Aosta, unica isola di maggioritario usato per rappresentare una minoranza, strano paradosso derivante da San Statuto speciale, altrimenti - senza una circoscrizione elettorale - non avremmo neppure un deputato ed un senatore. Sarebbe bene rifletterci in questa lunga stagione elettorale. In cui - al posto di crocifiggere i "dissidenti" (termine ormai da cancellare per il percorso tracciato) - è ora di ricentrare il dibattito sullo Stato e sulle prospettive dell'autonomia speciale.