Queste sono le regole ferree che bisogna assolutamente rispettare, per cui non si può:
- Colpire a pugno chiuso, ma colpi di mano, palmo o sberle sono ammesse;
- Infierire con le dita negli occhi;
- Tirare i capelli;
- Colpire petto o stomaco;
- E' vietato cercare di spogliare l'avversario.
Mi riferisco al Sumo, una forma di lotta corpo a corpo nella quale due lottatori - che a noi inesperti appaiono come dei ciccioni - si affrontano con lo scopo di atterrare o estromettere l'avversario dalla zona di combattimento. Essendo lo sport nazionale in Giappone, c'è poco da ironizzare: i valdostani potrebbero risultare grotteschi agli occhi dei nipponici per i nostri autoctoni "esport de noutra tera". Sport popolari che hanno, anch'essi, le loro regole da seguire. Ci pensavo rispetto a queste elezioni regionali che guarderò senza esserne protagonista diretto e alla necessità, accanto alle norme di legge che si occupano dei diversi aspetti delle consultazioni e dell'elettorato attivo (voto) e passivo (vengo votato), che ci siano comportamenti che consentano che il clima si mantenga civile. La politica non è una gara di mazurka e neppure un torneo di burraco e, quando si entra nel girone infernale delle preferenze, si sviluppa già un primo confronto rude dentro le liste e dunque fra "competitori amici". Il sistema, che consente ai cittadini di scegliere, crea rivalità non sempre sane in seno alle stesse formazioni politiche. Sono anzitutto il buonsenso e poi l'educazione - assieme alla complicità di chi milita per le stesse idee - che dovrebbero indicare la strada giusta. Ma non è sempre così: io l'ho vissuto nel 2008 con scene grottesche di chi, persino a miei parenti, chiese di non votarmi. Come si suol dire: «Dagli amici mi guardi Iddio, ché dai nemici mi guardo io». Poi, nel sistema elettorale in vigore per le regionali, esistono due ulteriori tipologie: la lotta fra liste fra di loro apparentate sulla base di un programma comune, ma ognuna mantenendo il suo simbolo e i suoi candidati e dunque alleate ma in sana competizione e poi la lotta fra liste e coalizioni avverse. Questo vuol dire un grado di litigiosità che dovrebbe incrementarsi con il crescere della distanza fra i partiti: dai "più amici" ai "meno amici", cioè alla fine quelli che sono "nemici" ("avversari" suona meno guerresco). Anche in questo caso ci vuole "bon ton": ricordo quando ero un giovane candidato unionista alle politiche del 1992, quando l'allora sindaco socialista di Aosta, Leonardo La Torre, oggi diventato unionista, adoperò in un comizio l'espressione lombrosiana: «Caveri ha i denti da pescecane». Anni dopo si scusò, ammettendo di avere trasceso in quelle elezioni così importanti. Insomma: vanno bandite risse, violenze, insulti e stupidaggini. Regola aurea dovrebbe essere isolare chi usa i "social media" come se si trattasse di un "saloon" del Far West in cui far roteare le pistole. Anche in questo ci vorrebbero disciplina o autodisciplina, ma non è da tutti. Propongo una tessera con una celebre frase di Totò: «Signori si nasce. E io, modestamente, lo nacqui».