Il tempo, si sa, accelera e decelera, a seconda delle circostanze. E aveva, in più, ragione Marcel Proust ad annotare: «Les jours sont peut-être égaux pour une horloge, mais pas pour un homme». Un anno fa, assieme ad un gruppo di compagni d'avventura, ho compartecipato alla nascita dell'Union Valdôtaine Progressiste. Una discontinuità mica da ridere per chi, sin da ragazzino e anche per ragioni di famiglia, militava altrove. Direi, in sintesi, che si è trattato di uno strappo, doloroso ma motivato e ragionato, tanto da non dover stare neppur più a parlarne. Anche perché certe cose le ho già smontate e rimontate più volte. Certo - tornando alla mutevolezza della nozione di tempo - sembra ormai passato un sacco di tempo, ma non è così e, in mezzo, ci sono state due elezioni e la costruzione del nuovo Movimento, partendo da zero. La mia vita politica, nel frattempo, è cambiata: lasciai subito gli impegni europei, specie il "Comitato delle Regioni", e poi non mi sono candidato alle elezioni regionali. Spesso mi chiedono, chi con affetto e chi con curiosità, se abbia lasciato definitivamente incarichi elettivi. Non so, per ora mi godo questo periodo sabbatico, dopo un lungo impegno in diversi ruoli. Chi vivrà vedrà se si tratta di un periodo sabbatico o di una situazione definitiva. Qualunque sia l'esito, penso che la vita vada vissuta con serenità, specie pensando ha quanto ho vissuto in politica in circa venticinque anni. Confesso che mi fa piacere trovare persone che continuano ad avere fiducia in me. Nutro vivo interesse per l'esito futuro dell'UVP, perché la passione per la politica resta per me un impegno civile. A chi mi domanda se lo rifarei, rispondo senza esitazioni che è stata la scelta giusta, come le circostanze hanno dimostrato. Anzi, ho smesso di guardare, sin quasi da subito, nello specchietto retrovisore e guardo avanti. Questo non significa affatto rinunciare alla memoria del passato, compresi gli aspetti sgradevoli e le responsabilità dei singoli. Un giorno verrà in cui la rilettura di molte vicende di questi anni permetterà di capire storie oggi poco chiare e si scopriranno altarini e intrecci. Così alcuni che hanno fatto un passo indietro e tentennato a battersi per il cambiamento masticheranno ancora più amaro. E a maggior ragione questo varrà per i "reggicoda", che da dizionario sono quelli che sono "al servizio di un personaggio potente e ne eseguono ciecamente incarichi fiduciari, specie se scabrosi o delicati". Cui si sommano i "pappataci" (mangia e taci) e cioè quelli che "per amore di quieto vivere, o per pusillanimità, pensano a fare i propri interessi senza reagire a umiliazioni". Se fosse che a fare le "liste nere" sono altri e mettere all'indice vorrebbe dire ricopiare metodi deprecabili, verrebbe davvero voglia di citare - nomi e cognomi - un certo sottobosco, degno del triste detto "credere, obbedire, combattere", finito poi, nel celebre Ventennio, con la caduta della dittatura e un fuggi fuggi di gran parte dei "fedelissimi". Insomma, un déjà vu. Per cui, alla fine, soffio con speranza sulla candelina di un anno di UVP.