Credo che il motivo vi sia noto, qui ne trascrivo qualche strofa: «Cambia ciò che è superficiale, e anche ciò che è profondo, cambia il modo di pensare, cambia tutto in questo mondo. Cambia il clima con gli anni, cambia il pastore il suo pascolo, e così come tutto cambia che io cambi non è strano. Cambia il più prezioso brillante, di mano in mano il suo splendore, cambia nido l'uccellino, cambia il sentimento degli amanti. Cambia direzione il viandante, sebbene questo lo danneggi, e così come tutto cambia, che io cambi non è strano». La canzone è conosciuta soprattutto per la voce dell'argentina Mercedes Sosa, ma in realtà è stata scritta dal cantante cileno Julio Numhauser nel 1982 in piena dittatura di Pinochet, quando dovette scappare in esilio in Svezia perché dissidente del regime. Medesima situazione della Sosa, che fuggì in Europa, vista la dittatura militare in Argentina.
Questa logica della terra natia si scopre nella parte finale della canzone: «Cambia il sole nella sua corsa, quando la notte persiste, cambia la pianta e si veste di verde in primavera. Cambia il manto della fiera, cambiano i capelli dell'anziano, e così come tutto cambia, che io cambi non è strano. Ma non cambia il mio amore, per quanto lontano mi trovi, né il ricordo né il dolore, della mia terra e della mia gente. E ciò che è cambiato ieri, di nuovo cambierà domani così come cambio io, in questa terra lontana. Cambia, tutto cambia...». Ne esiste anche un'intensa interpretazione in patois valdostano di Maura Susanna nella traduzione di Louis de Jyariot proprio per una malinconica assonanza con la realtà valdostana e i suoi cambiamenti che toccano moltissimo generazioni che vanno dagli anni Quaranta agli anni Sessanta, testimoni - come posso essere io stesso - di trasformazioni profonde nel male ma anche nel bene della società valdostana e del nostro contesto alpino nelle sue diverse forme. Ci pensavo anch'io, riflettendo sul fatto che proprio l'esercizio comparativo fra passato e presente ci obbliga - come avviene nella vita personale - a mai inseguire i rimpianti o situazioni trascorse. Il cambiamento fa parte delle vita ed è per questo che anche per il bene della Cosa pubblica in Valle tutti quelli che ne avvertono la necessità devono prendere atto della realtà è proporre le misure necessarie per uscire dallo stato di preoccupazione e di delusione che avvolge tutto come un gas mefitico. Inutile ripararsi in visioni consolatore che provengono dal passato. L'altro giorno, senza ironia, un vecchio amico evocava questo mio sentimento - che manifesto da tempo - di un'aggregazione, che oggi si esprime in "Mouv'", evocando un'antica definizione latina, gli "optimates" ("i migliori"). Era riferita alla fazione aristocratica della tarda Repubblica romana di stampo conservatore, per cui disconosco ogni possibile riferimento di quel genere rispetto a quanto vorrei nel segno semmai opposto di una progettualità per il futuro con il coraggio di discontinuità per tutto quanto non ha funzionato e quanto vorremmo di nuovo e originale.