Si conclude la campagna elettorale e domani starò zitto, perché trovo che si debba essere rispettosi del silenzio elettorale, diventato con il Web una specie di burletta, quando invece credo che questa pausa di respiro prima delle urne sia un segno di civiltà, caratteristica non più così usuale. Arrivano i big ad Aosta per l'ultimo colpo di cannone "a salve" della campagna elettorale, attorniati da adoranti militanti locali, che lasciano al gros bonnet del loro partito l'onore di chiudere la campagna elettorale. E loro con qualche noticina degli uffici stampa e qualche chiacchiera con i maggiorenti del posto si preparano ai loro interventi in cui arrancano su temi valdostani e vanno lisci sugli avvenimenti nazionali. Bene, bravi, bis!
Non che questo turbinio di presenze a tempo determinato faccia del male a qualcuno, ma è il segno marcante di accettazione di una logica colonialistica e provinciale, in cui i "grandi" vengono dal buzzurro montanaro a leggergli la vita ed a spiegargli che cosa deve fare e dall'altra ci sono i prostrati capetti in loco che si sciolgono deliziati dalla presenza di chi viene da fuori per abbeverarsi al Verbo e "conoscere-qualcuno-che-conta-davvero"... Per carità: ogni interlocuzione politica è da valorizzare, ma questa idea che per elezioni regionali ci debba essere chi ti imbocca (andrebbe bene anche "imbecca"!) dovrebbe creare qualche imbarazzo, visto che Autonomia è anzitutto autogoverno se non il più ambizioso governarsi con le proprie leggi. Per altro l'obiezione la capisco: il mondo autonomista esce sconquassato dal reticolo di vicende giudiziarie che ammorbano l'aria e l'impressione è quella di una bottiglia di champagne tenuta per troppo tempo chiusa e che, una volta liberata del tappo, abbia il contenuto che schizza da tutte le parti. Ma questo - attenzione! - non può significare affatto che tutti gli autonomisti siano uguali e che i loro comportamenti siano stati fotocopie: questo sarebbe un insulto verso gli onesti e i corretti che in settant'anni di Autonomia hanno dimostrato di saperci fare e di non sporcarsi le mani e le coscienze. Eventuali errori sono sempre legittimi, ma il codice penale ed i danni erariali sono altra storia. Nessuno condanna nessuno sino a sentenza definitiva, ma condanne ce ne sono state, spesso ignorate non solo dagli interessati ma anche da molti elettori. E per certe storture non esiste l'alibi dei diversi gradi di giudizio, perché di fronte all'opinione pubblica c'è chi dovrebbe fare autocritica senza aspettare la Cassazione o fare il furbo su comportamenti immorali non penalmente sanzionabili. Ma sembra che questo meccanismo di autocritica non esista e si ritenga il voto una specie di lavatrice che toglie ogni macchia e la logica del vittimismo come la chiave di volta per gabbare i valdostani. Per cui tocca aspettare per vedere se uno sport popolare valdostano sia il perdonismo che sfocia in complicità, quando invece la prima pulizia - ancora prima della Magistratura che in questa fase appare finalmente in forma - spetterebbe al controllo sociale. Chissà se davvero esista una luce in fondo al tunnel, che dia una qualche speranza. Ovvio che da parte mia si tifi per MOUV', avendo contribuito a fondarlo e ritenendo la lista presentata un insieme interessante di persone di diversa estrazione ed esperienza. E' stata quella vissuta un'avventura utile, dopo una vita in politica fatta di grandi soddisfazioni e qualche delusione. Penso ormai, raggiunta una certa esperienza, che si debba avere il coraggio di votare per e non contro qualcuno, anche se questo questo qualcuno è pessimo. Ma l'unico modo per scalzare chi si comporta male è sovrastarlo con idee e proposte: un elemento costruttivo ricco di speranza, per chi ancora ci crede. Nelle ormai grottesche vicende romane si è straparlato di Luigi Einaudi, da cui invece sul tema elezioni emerge la solita pillola di saggezza: «Il suffragio popolare è un mito e su ciò credo che potremo essere tutti d'accordo; ma è un mito necessario ed il migliore che finora sia stato inventato». Ammesso, come nelle dettagliate istruzioni dei medicinali, che se ne faccia buon uso.