L'incendio alla Cattedrale di Notre-Dame de Paris è un dolore immenso: le immagini televisive che ho negli occhi paiono assurde e finisce per essere un rogo, che sembra quasi un segno drammatico dei tempi, con il fuoco che vince contro le nostre straordinarie tecnologie. Quel luogo così evocativo, unico e straordinario è legato - per me, come per milioni di persone di tutte le epoche e di tutte le provenienze - ad un cumulo di ricordi e di pensieri così vasto da essere inimmaginabile. Mi tornano in mente attimi indimenticabili e tante visuali di quel luogo magico. Ci sono stato, a diverse età, da ragazzo scapigliato in gita, da giovane innamorato più volte, da marito e da padre con i miei bambini, anche sulle tracce di quel cartone "Disney" - tratto dal celebre romanzo - che racconta di Quasimodo e del suo amore per Esmeralda.
L'ultima volta e stato due anni fa a Pasqua: non sapevo che in quel giorno le luci fossero spente per il lutto e neppure le candele potevano essere accese. Così quella costruzione affascinante veniva illuminata solo attraverso le vetrate con un'atmosfera mistica rara e affascinante, che fa capire come ci sia in luoghi così un genius loci, fatto di presenze accumulare nel tempo che si riverberano su chiunque trovi in posti così un fascino antico fatto di generazioni di credenti che erano stati in costruzioni come queste proiettati verticalmente come luoghi di fede e di riflessione. Ha scritto sulla vitalità della cattedrale Émile Zola: «La cathédrale explique tout, a tout enfanté et conserve tout. Elle est la mère, la reine, énorme au milieu du petit tas des maisons basses, pareilles à une couvée abritée frileusement sous ses ailes de pierre. On n'y habite que pour elle et par elle; les industries ne travaillent, les boutiques ne vendent que pour la nourrir, la vêtir, l'entretenir, elle et son clergé; et, si l'on rencontre quelques bourgeois, c'est qu'ils y sont les derniers fidèles des foules disparues. Elle bat au centre, chaque rue est une de ses veines, la ville n'a d'autre souffle que le sien. De là cette âme d'un autre âge, cet engourdissement religieux dans le passé, cette cité cloîtrée qui l'entoure, odorante d'un vieux parfum de paix et de foi». Ha osservato Victor Hugo proprio nel libro "Notre-Dame de Paris": «L'architecture est le grand livre de l'humanité, l'expression principale de l'homme à ses divers états de développement, soit comme force, soit comme intelligence». Ecco perché l'incendio non può vincere e la Francia, con il mondo intero, ricostruirà quanto danneggiato nella cattedrale!