Essendo divorziato, sarebbe sinceramente ridicolo se mi mettessi a fare la morale a chi si separa e poi divorzia, ma credo che si debba parlare dell'evoluzione in corso in termini generali e si debba essere attenti a quanto avviene, specie per i riflessi che ci sono sulla vita delle persone e sul ruolo del settore pubblico. Intendiamoci bene: se facessi l'ipocrita sarei in vasta compagnia. Infatti, da quando il divorzio è legale in Italia (1970, con il celebre referendum nel 1974) fior fiore di politici di area cattolica o della destra conservatrice esaltano la famiglia in termini ora melensi e ora indignati e filosofeggiano sul tema con grande piglio e con cipiglio per gli "irregolari" rispetto alla loro rigida eticità. Peccato però che la loro vita privata ed i propri costumi siano all'insegna di comportamenti esattamente contrari a quanto predicano per gli altri senza alcun senso del ridicolo. Come si dice: "predicano bene e razzolano male".
Anche in Valle d'Aosta ci sono esperti del ramo, che discettano in comizi e meeting su principi altissimi per poi avere vite private stridenti con la loro prosopopea. Si vede che per sé stesso si può essere diversamente indulgenti... Eppure qualche pensiero, senza moralismi non solo per fatto personale, ma perché libertario per natura, vorrei proporlo lo stesso, sapendo come ogni sterzata nei comportamenti collettivi prevede la necessità di capire il da farsi per non parlare di un Paese immaginario ma di uno reale. Basta guardarsi attorno, perché tema delle conversazioni quotidiane che non sono all'insegna dei massimi sistemi ma si occupano anche delle vicende della cerchia di persone con cui abbiamo a che fare (e la Valle d'Aosta è così piccola che anche con uno sconosciuto si scopre qualche comunanza), per capire quanto confermato in modo oggettivo dalla statistica, anche se eviterò di dare i numeri che danno alla Valle il record fra le Regioni per separazioni e divorzi. Le coppie scoppiano e senza grosse differenze di provenienza geografica e reddituale ed ormai a tutte le età. Mai come in questa primavera lo constato, guardandomi attorno con la novità crescente che molti non hanno bisogno di carte bollate, perché ci si sposa sempre meno in Comune o in chiesa e, solo se ci sono figli, bisogna negoziare le condizioni per loro se ci si lascia. Questa circostanza rende ancora più vivide, perché non sono conteggiati questi "divorzi", le cifre crescenti di matrimoni che falliscono: oggi siamo a un matrimonio su due che naufraga in Valle e che crea situazioni di ricomposizione con famiglie allargate di geometria variabile ed anche situazioni complesse di rapporti difficili, come dimostrato dalle vicissitudini dei padri separati o di madri che stentano ad ottenere quanto stabilito dai Tribunali. Si tratta dunque di un fenomeno sociale di cui tenere conto e non basta aggiornare il diritto di famiglia per chiudere la partita, perché sotto ci sono dolori e malesseri che emergono poi in superficie, al di là dell'aridità dei dati. Chi lo ha vissuto sa come certe scelte pesino molto e creino dinamiche non facili da governare, come capita quando si ha a che fare con una materia in cui i sentimenti incidono. Esiste in sostanza la necessità di una riflessione continua su di una società valdostana che cambia con gran rapidità e se ci rapportiamo all'immagine e alla sostanza della famiglia come modello i cambiamenti sono stati molto profondi e ci obbligano a capire che cosa fare in futuro. Lo dico con spirito federalista perché nella costruzione di una comunità la famiglia è capitale.