Ogni tanto metto la testa fuori dall'epidemia. Credo che sia del tutto salutare ed un giorno i nostri figli e nipoti racconteranno alla loro prole questi tempi così strani e la difficoltà oggettiva per chiunque di pensare ad altro, paralizzati come siamo da quel che capita con la sua montagna di incertezze. Allora mi svago e penso alla colomba, come simbolo della Pasqua e simbolo della pace. E' singolare come certe storie mettano assieme derivazioni diverse, infine coincidenti. Pensiamo alle radici cristiane di una storia che è rimasta nei millenni nelle abitudini dei naviganti, che capivano dagli uccelli la vicinanza della terra ferma, spesso - lo ricordava Plinio il Vecchio - i marinai portavano a bordo delle navi un certo numero di uccelli che rilasciavano periodicamente per seguirne il volo. Così nella tradizione biblica nel celebre episodio in cui Noè, al termine del diluvio universale, lasciò uscire dall'Arca prima un corvo e poi una colomba per verificare se le acque si fossero ritirate. Al primo tentativo, il corvo tornò a bordo e così fece anche la colomba perché la terra era ancora sommersa dalle acque.
Dopo sette giorni, Noè fece uscire ancora la colomba che tornò col ramoscello di ulivo, segno che le acque si erano ritirate; dopo altri sette giorni, avendola nuovamente inviata, la colomba non ritornò più testimoniando così che la terra poteva essere nuovamente abitata. Saltiamo nel tempo e pensiamo - in una logica politica ben diversa - al pittore Pablo Picasso cui va il merito di aver reso la già nota colomba in colomba della pace quale simbolo laico ed internazionale. Eravamo nel gennaio del 1949, quando il Partito comunista francese chiese al noto artista di realizzare un disegno come simbolo del movimento per la pace e lui tracciò la sagoma di una colomba. Ma la storia più curiosa è quella della colomba come dolce pasquale. Trovo sul "La Cucina italiana" le diverse versioni. La prima implica San Colombano e la regina Teodolinda e siamo nel 610 a Pavia, capitale dei Longobardi. C'erano opposti della regina un gruppo di pellegrini irlandesi, guidati da San Colombano. La sovrana offrì agli ospiti cani di selvaggina e ricche libagioni, ma il santo declinò perché era periodo di Quaresima. Teodolinda e il marito Agilulfo interpretarono il rifiuto come un'offesa personale e fu allora che Colombano, benedicendo la selvaggina, la trasformò in bianche colombe di pane. Miracolo, insomma, ma la storia ovviamente risulta molto, molto leggendaria. La seconda storia sempre a Pavia, qualche anno prima. Il re dei Longobardi Alboino mosse guerra all'Italia bizantina assediando Pavia. Dopo tre anni di assedio la resistenza venne vinta e i barbari entrarono in città. Fu allora che i Pavesi, per evitare le loro furia, regalarono loro, come segno di pace, dei soffici dolci a forma di colomba. Pare anche questa fantasiosa, come la terza storia sempre in Lombardia: battaglia di Legnano (1176), la clamorosa vittoria dei Comuni della Lega Lombarda sull'Imperatore germanico Federico Barbarossa. Si narra che un condottiero del carroccio vide due colombi posarsi sopra le insegne della Lega, incuranti dell'avvicinarsi della battaglia. Per infondere coraggio ai suoi uomini, il condottiero fece confezionare dai cuochi dei pani a forma di colomba, a base di uova, farina e lievito. Insomma siamo sempre in zona, pur in epoche diverse. Molto più prosaicamente "La Cucina italiana" ci porta Milano degli anni '30 del secolo scorso. Torino, già da qualche anno, aveva inventato, prima nel Settecento e poi con nuove tecniche all'inizio del Novecento, l'uovo di Pasqua. E per Natale, da qualche anno, imperversava il panettone che oggi conosciamo, evoluzione lievitata - ideata dalla "Motta" - dell'antico "pan de Toni" milanese. All'artista e pubblicitario mantovano Dino Villani, ideatore tra l'altro del concorso che poi diventerà "Miss Italia", venne un'idea. Perché non sfruttare gli stessi macchinari che la "Motta" utilizzava per produrre il panettone, per creare un nuovo dolce pasquale dalla ricetta molto simile? Fu così che nacque la colomba di Pasqua. Insomma come sempre le cose si mischiano e quel che conta è, a Pasqua, non abusare di colomba e cioccolato...