Ci sono due elementi di casualità in quanto scrivo oggi. Il primo è un territorio, il bellunese, quel pezzo veneto delle Dolomiti, dove mi era capitato di andare alcune volte - quando avevo la delega governativa sulla montagna da sottosegretario alla Presidenza del Consiglio - per inaugurazioni o convegni. A Belluno città ero poi andato a vedere la Prefettura per scorrere l'elenco dei prefetti, perché lì esercito questo ruolo mio nonno Renato ed in quella città nacque nel 1923 mio papà Sandro, senza avere poi nessun legame successivo, se non la presenza in famiglia per decenni di "Maria grande" (chiamata così per distinguerla da una mia zia), una giovane di Falcade che si trasferì ad Aosta per occuparsi quasi sino alla fine della sua vita delle faccende domestiche.
La seconda casualità è che l'inverno scorso andammo con colleghi di Giunta in Trentino, risalendo il Piave e vidi la grande fabbrica della "Luxottica" e mi feci raccontare da diverse persone del ruolo nell'Agordino (così si chiama il territorio provinciale bellunese) di Leonardo Del Vecchio e del suo sistema di un vero e proprio welfare in questo territorio alpino attorno alle sue attività economiche, forse comparabile a quello che fu - con molte differenze di personalità - Adriano Olivetti per il Nord Ovest con la sua "Olivetti". Ex martinitt, cioè cresciuto in un famoso orfanotrofio di Milano, Del Vecchio ha costruito un impero a partire dalle montature degli occhiali e appunto da una piccola fabbrica del Bellunese. Ha scritto, dopo la morte di Del Vecchio, Giancarlo Corò su "Nordesteconomia": «I primi confini che Leonardo Del Vecchio ha voluto superare sono stati quelli di un settore, l'occhialeria, a lungo vincolato alla produzione di "protesi mediche" e che, grazie all'accordo con le principali griffe della moda e dello sport, diventa invece protagonista di un mercato molto più ampio. I confini che Del Vecchio oltrepassa sono poi quelli nazionali. "Luxottica" inizia la sua espansione a livello internazionale già negli anni '80 con l'acquisizione di distributori indipendenti e l'apertura di filiali e joint-venture nei principali mercati esteri. Del Vecchio è consapevole che nella catena del valore dell'occhialeria la distribuzione gioca un ruolo fondamentale. Il rafforzamento del business retail prosegue nei primi anni duemila attraverso l'acquisizione di "Lens Crafters" e poi "Sunglass Hut", una delle maggiori reti commerciali nel mercato degli occhiali da sole, quindi "Opsm Group", tra i principali attori del retail ottico in Australia e Nuova Zelanda, e di nuovo in Nord America con "Cole National". Nel 2005 lo sbarco in Cina e l'espansione in altri mercati a elevato potenziale, in Europa, Medio Oriente, Sudafrica, India, Sudest asiatico e America Latina. Il gruppo arriva così ad occupare oltre 70mila dipendenti all'estero, di cui 40mila in Nord America, e 20mila nell'area del Pacifico. Un terzo degli occupati nel mondo delle multinazionali venete è attribuibile a "Luxottica"». E infine: «Con la scomparsa di Del Vecchio diventa ineludibile quel passaggio generazionale che per la più grande impresa privata del Nord Est era da tempo all'ordine del giorno. [...] Il rapporto con il distretto bellunese è stato fin dall'inizio una chiave del vantaggio competitivo di "Luxottica". Un avanzato sistema di welfare aziendale e la cessione di quote azionarie ai dipendenti, negli ultimi anni, confermano la volontà di ancoraggio a questo territorio, straordinario patrimonio di conoscenze produttive e competenze distintive». Un caso di scuola interessante di come imprenditori di grande personalità possono diventare protagonisti mondiali, partendo dalle vallate alpine, dove hanno mantenuto per scelta il loro radicamento. La zona veneta delle Dolomiti ha sempre sofferto dello squilibrio con le limitrofe zone ad Autonomia speciale di Trento e Bolzano e se in parte questo gap si è ridotto - anche se sembra incredibile dirlo - lo si deve al dinamismo e alle intuizioni di questo industriale intuitivo e intraprendente. Ha detto in suo ricordo il parlamentare europeo sudtirolese Herbert Dorfmann: «con Del Vecchio, la provincia di Belluno perde una persona che ha sempre guardato al futuro, riservando grandissima attenzione ai propri dipendenti anche in un momento in cui le difficoltà internazionali hanno spinto molte multinazionali a concentrarsi più sui propri bilanci che sul benessere dei propri lavoratori. Salutiamo oggi uno degli ultimi "self-made man", una persona che è riuscita a farsi voler bene da tutti i suoi dipendenti».