Ricorderete bene il clamoroso avvenimento di due anni fa, quando miliziani trumpiani, all’indomani delle elezioni perse dal loro beniamino, attaccarono e occuparono Capitol Hill, uno dei simboli più importanti della democrazia occidentale. Donald Trump, assai probabilmente, perderà la possibilità di candidarsi alle prossime presidenziali per la sua complicità in quella sorta di golpe farsesco, che si tinse purtroppo di sangue. Esempio tragico du un terreno fertile per teorie complottiste, che si propagano con troppa facilità a causa del numero di gonzi che ci cascano e che pare essere in crescita ovunque. Due anni dopo, nel medesimo periodo e dopo un’analoga sconfitta elettorale, in Brasile i fans di Jair Bolsonaro hanno ricopiato, nella medicina logica di populismo eversivo, quanto avvenuto negli Stati Uniti, attaccando i palazzi del potere nelle capitale Brasilia. E’ evidente l’analogia e anche in questo caso l’ispirazione politica, se non organizzativa, avvenuta da parte del Presidente uscente, nel frattempo riparato negli Stati Uniti. Anche se ha detto di essere rispettoso del risultato del voto, risulta palese dai fatti l’esatto contrario. Trump e Bolsonaro: chi si somiglia, si piglia…Le analogie riguardano anche l’incapacità, forse anche in parte la complicità, delle rispettive forze dell’ordine, letteralmente travolte dai manifestanti con punte di ambiguità da parte di chi doveva per tempo assicurare le necessarie misure di sicurezza. Nessun dubbio naturalmente che quanto visto in entrambi i casi sia sul terreno dell’illegalità manifesta e in Brasile, come già avvenuto in America, saranno le autorità giudiziarie a condannare i tentati golpisti per la violenza delle loro azioni. Resta la preoccupazione, visto che certi avvenimenti diventano in qualche modo virali e si prestano a ricopiature, la necessità di riflettere su quanto avvenuto e soprattutto su quanto potrebbe avvenire. L’idea di un assalto al Potere costituito, attraverso quelli che vanno considerati dei simboli costituzionali, andrà presa molto sul serio in tutte le democrazie occidentali. Tutto ciò si inserisce in un tema sempre più serio che riguarda uno dei fondamenti, proprio di carattere costituzionale, che riguarda la libertà di manifestazione nelle diverse forme possibili, che sostanziano quegli elementi fondativi della democrazia stessa. Troppo spesso ormai ci si accorge di come le pacifiche, legittime, importanti manifestazioni a qualunque titolo organizzate, nel quadro delle norme che le consentono, finiscono poi per essere infiltrate da elementi violenti e provocatori che si insinuano con forza dentro cortei di vario tipo e tutto degenera. Vecchia storia – potrebbe dire qualcuno – e non è un caso che nel tempo si siano organizzate forme di controllo interno di certe manifestazioni, come il servizio d’ordine, proprio per isolare coloro che scientemente partecipano per approfittare delle circostanze per danneggiamenti e altri atti violenti. La casistica è ampia e purtroppo in continuo peggioramento e lo dimostra la clamorosa “militarizzazione” di chi si occupa dell’ordine pubblico. Ora, anche se spero di sbagliarmi, siamo ad un possibile salto di qualità da “presa della Bastiglia” con il rischio di un processo imitativo che personalmente mi preoccupa. Esiste, purtroppo, un crescente analfabetismo rispetto agli elementi di base della democrazia e del suo funzionamento. In questa ignoranza cresce di tutto, comprese teorie strampalate e idee ossessive che conquistano pubblico e adepti. Non ci vorrebbe molto a capire la pericolosità di questa deriva individuale che diventa forza organizzata nella quale i fautori di forme varie di regimi illiberali trovano un fertile terreno di coltura. In questi anni personalmente trovo insopportabile l’accentuarsi di estremismi violenti, visibili sempre di più in situazioni non solo politiche, come dimostra l’orrore delle bande organizzate dei sedicenti tifosi di calcio e delle guerre che si sviluppano fra di loro.