Capita ogni tanto di mettersi da soli su una specie di lettino dello psicanalista e pensare a se stessi e a posizionarsi rispetto alla propria vita. Esemplare è quando questo accade la notte, magari in un momento di dormiveglia, quando - credo sia capitato a tutti - i problemi si gonfiano come i fantasmi notturni di Ebenezer Scrooge, il personaggio dickensiano del racconto Canto di Natale. Così riflettevo sulla politica non solo valdostana, anche se quella in questi mesi naviga in acque procellose e non è una novità, pensando a quanto cerco di riportare in ordine sparso. Nessuno obbliga nessuno a fare politica e mi riferisco in particolare a chi sta nelle istituzioni con ruoli di diversa importanza. Nel senso che per finirci ti devi candidare e farlo è una scelta consapevole senza costrizioni. Per cui chi c’è non si deve mai lamentare di esserci finito, perché la situazione è stata scelta e perseguita, se si viene eletti è perché si è partecipato senza costrizioni. Però questo non significa, almeno di tanto in tanto, guardare allo stato della situazione e fare qualche riflessione senza offendere nessuno. Che la Politica e con essa i politici abbiano una cattiva fama è facile constatarlo. Per altro in democrazia la scelta degli eletti la fanno gli elettori, per cui giusto tirare le freccette sui politici, sapendo però che la loro salita è dipesa dai cittadini che li hanno scelti. Invece, il tam tam sulla Casta ha finito per mettere tutti nello stesso pentolone e attizzare il peggio del peggio è certa politica ci ha messo del suo a dare eco anche alle maldicenze. Posso testimoniare come sia pieno di persone che fanno politica, mista ad amministrazione, con tutto l’impegno possibile. Non si può però negare che il gradiente di conoscenza utile per svolgere questo lavoro (pro tempore, ma pur sempre lavoro) si sia abbassato nel tempo e certe professionalità - non solo legate al titolo di studio, ma anche all’esperienza - si siano assottigliate. E non è certo un bene. L’altro aspetto e il venir meno di un rispetto reciproco di fondo fra politici, senza nulla togliere alla dialettica spesso piena di polemica che fa parte del gioco. Il bon ton è crollato con fenomeni politici rozzi di stampo populista e demagogico, che hanno trovato terreno fertile nell’uso volgare e spregiudicato dei Social. Non ci sono più avversari politici ma nemici e il confronto scade nel dileggio e persino nella menzogna. Anche in questo caso vale la regola che può non piacere di doversi adeguare ai costumi in uso, per quanto disdicevoli . Se si guarda l’altra parte della barricata, rispetto a chi fa politica, spiace constatare che esiste una crescente ignoranza degli elementari principi istituzionali che reggono le nostre istituzioni. Ha scritto di recente sull’astensionismo su Huffpost di Pierluigi Battista: “Astenersi non è un difetto, è un altro modo di esercitare il proprio diritto a dire No. O a dire che non mi piace nessuno. O a dire che non ve lo meritate, il mio voto. Astenersi è protestare democraticamente contro una cessione troppo disinvolta e spensierata della volontà popolare. Se mi fate la lezioncina da primo anno di diritto costituzionale, sul fatto che non sono le urne a decidere i governi e che dunque i partiti possono fare e disfare governi come pare a loro, uno poi è tentato di dire: fate quello che vi pare, ma non fatemi perdere tempo”. Può essere così e non lo nego. Ma esiste anche la già accennata altra faccia della medaglia e cioè un astensionismo da beoti, che hanno perso il valore della democrazia e non la praticano perché non ne hanno consapevolezza. Insomma: situazione complessa e fantasmi spariti ai primi bagliori dell’alba.