Fa impressione vedere la crisi, se non l’agonia, di due prestigiosi settimanali (magazine, se si preferisce), che hanno entrambi accompagnato la mia crescita come persona e come cittadino. Mi riferisco a L’Espresso e a Panorama. Il primo nasce nel 1955, quando nove giornalisti guidati da Arrigo Benedetti, presero possesso degli storici uffici di via Po 12. Giornale che visitai con curiosità quand’ero deputato, invitato dal grande Giampaolo Pansa allora Vicedirettore e di questa storia prestigiosa parlai, quando lo conobbi, con quello straordinario giornalista che fu Giorgio Bocca. Entrambi, tra l’altro, furono per anni frequentatori della nostra Valdigne. In occasione di un Premio di giornalismo di Saint-Vincent venni presentato ad Eugenio Scalfari, all’Espresso sin dalla fondazione, essendone stato per lungo tempo direttore e storico nume tutelare. L’Espresso per decenni fu comprato da mio papà nella versione lenzuolo delle origini, che teneva, collezionandoli, in apposito armadio. Ricordo bene quando nel 1974 il settimanale si trasformò in tabloid. Per molti fu uno choc, ma in edicola si trasformò in un boom, incrociandosi due anni dopo con il nuovo quotidiano Repubblica, di cui comprai da liceale la prima copia il 14 gennaio, edito da Mondadori. Quando la Mondadori venne acquistata da Berlusconi - siamo nel 1991 - il giornale passò a Carlo De Benedetti e poi ai figli con la società GEDI, che alcuni anni fa é passata alla Exor della famiglia Agnelli guidata da John Elkan. Infine un anno fa, l’epilogo che ora ha un’ulteriore passaggi. Lo scrive in questi giorni Professionereporter: “Danilo Iervolino, nuovo proprietario dell’Espresso, dopo un anno dall’acquisto e dopo poco meno di cinque mesi dal suo nuovo format con nuovo direttore si libera di quasi metà delle azioni. Il nuovo corso dello storico settimanale che fu di Caracciolo e di Scalfari è appena cominciato e già l’ex fondatore e animatore dell’università telematica Pegaso avvia un disimpegno. Compratore del 49 per cento dell’Espresso Media Spa è Donato Ammaturo, titolare del gruppo Ludoil e della società Alga. Niente a che vedere con l’editoria: Ludoil si occupa di vendita, logistica e distribuzione di prodotti petroliferi, di logistica infrastrutturale e delle energie rinnovabili. Alga invece organizza congressi, convegni, sfilate, promozioni, concerti e mostre e si occupa di gestione aziendale”. Insomma, una campana a morto, che conferma il lento spegnimento del mio amato settimanale, che di fatto ha fallito il tentato passaggio sul digitale, aprendo un evidente scenario della difficoltà di traghettare la carta stampata verso tecnologie elettroniche. Stesso destino di crisi per il secondo settimanale legato alla mia crescita, Panorama, una sorta di gemello diverso. Fondato a Milano nel 1962 come mensile, nel 1967 divenne settimanale con una serie di direttori di grande prestigio. L’editore storico è sempre stato Mondadori con una svolta berlusconiana dopo l’acquisto da parte del Cavaliere. Nel 2018 Panorama passa a La Verità srl, la società che edita l’omonimo quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro con una sterzata ancora più a destra, confermando la rottura con un passato in area progressista e senza più quelle vette di vendita del passato. Si conferma così la crisi profonda dei giornali cartacei, che non è ormai compensata dagli abbonamenti on line con edizioni digitali Peccato, perché a mio avviso ci sarebbe un grande spazio per gli approfondimenti e commenti, necessari per scavare come si deve nelle notizie.