“Calma e gesso” è un’espressione che viene ovviamente dal biliardo ed è un invito a non perdere la calma, a valutare razionalmente una situazione per affrontarla nel modo migliore, senza abbandonarsi a reazioni emotive che potrebbero risultare inconsulte. Nel biliardo il gesso si strofina sull’estremità della stecca e serve ad aumentare la presa sulla palla, evitando che scivoli o che il tiro non sia preciso.
Ci pensavo rispetto ad un certo panico e ad un evidente allarmismo per le nevicate sulle Alpi, Valle d’Aosta compresa, che ci sono state nei giorni scorsi e si affacceranno di nuovo per il prossimo finesettimana.m in cui si prevede neve. Certo ci sono stati dei disagi anche da noi: vallate chiuse, residenti e turisti in attesa che si riaprissero le strade, qualche problema ad elettricità ed Internet e naturalmente loro, le valanghe e le slavine (ma questo ultimo termine secondo l’Associazione Interregionale Neve e Valanghe (AINEVA) ha deciso e consiglia di utilizzare sempre “valanga” per descrivere il fenomeno, per lo meno nei suoi documenti tecnici e di divulgazione).f
Appartengo ad una generazione che rimpiange le nevicate epocali di un tempo, talvolta chiamate con moto romantico “les neiges d’antan”. Deludo sempre chi cita l’espressione, perché il significato esatto dell'espressione, nella celebre poesia di François Villon («Mais où sont les neiges d'antan?»), riguarda la nevicata di un solo anno prima a Bruxelles. Capisco che è deludente, ma è così. Era esattamente l'inverno del 1511 e scriveva così di questo evento un professore universitario belga, Paul Verhuyck: "Cet hiver fut si sévère que les habitants bâtirent plus de cent poupées de neige par-ci par-là dans la ville; ce n'étaient pas tout à fait nos bonshommes de neige rudimentaires et enfantins, mais de véritables sculptures artistement ciselées dans la neige gelée". Uno spettacolo incredibile: con statue ispirate alla mitologia greca e latina, a personaggi biblici e popolareschi. Chiunque conosca il centro di Bruxelles e specie l'antica Grand-Place, riconosciuta "Patrimonio mondiale dell'umanità" dall'Unesco, non può che baloccarsi all'idea, pensando ai magnifici edifici delle corporazioni e a quell'insieme architettonico rappresentato dall'Hôtel de Ville di Bruxelles, la cui costruzione data degli inizi del XV secolo (1402). Quindi in quell'inverno una parte c'era già!
Ma torniamo alle giaculatorie contro la neve che cade e le sue conseguenze. C’era ieri un bel articoletto su Il Foglio, che vale la pena di riportare ed è purtroppo non firmato. Eccolo: “A Gressoney la neve è scesa tantissima, le auto sono sommerse”, si è letto persino su un sito dell’informazione online. Perbacco, sai che notizia, in montagna succede (ancora) che nevichi, che nevichi forte anche ai primi di marzo, e quando nevica le macchine diventano “irriconoscibili”, oltreché inutilizzabili. Il sistema mentale globale è da molti anni più (iper)sensibile alle variazioni del meteo – spesso confuse con quelle del clima – che nemmeno allo stato della demografia. Mentre il sistema allarmistico tipico soprattutto dei media nazionali non perde occasione e per l’allarme quotidiano che annuncia la fine del mondo. D’estate fa molto caldo? La cosa era nota già a Esiodo, ma la scala allarmistica va dalla siccità che distrugge i campi al Sahara che avanza ad anziani state tappati casa e bevete tanta acqua. In autunno piove? Di solito sì, ma ormai siamo abituati che ogni “bomba d’acqua” è uguale a un dissesto
idrogeologico, quando magari basterebbe pulire i tombini”. Già la normalità viene distorta e diviene un fenomeno. Così prosegue l’articolo: “Ma la neve, la neve che un tempo era poesia, persino il “nevone” della Romagna felliniana, è diventata indice di scombussolamento generale. Nelle ultime giornate, e nel weekend, sulle Alpi sono caduti fino a due metri di neve, non frequente ma non impossibile. Ma i titoli con allarme, “Abitati irraggiungibili”, “sciatori isolati”, “una valanga ha bloccato la strada” sono più adatti a catastrofi da film che a periodi di maltempo tipici della stagione. Invece ecco “lo schiaffo dell’inverno tra neve, pioggia e vento forte”. Ovviamente restano invariate le colpe del climate change, un recente studio di Nature certificava le “prove dell’influenza umana sulla perdita di neve nell’emisfero settentrionale”, fissando anche il punto di temperatura che potrebbe rendere impossibili nevicate in certi luoghi. Negli anni scorsi sulle Alpi neve se n’è vista poca, ora ne è scesa come nelle vecchie cartoline. Cose che succedono, durante l’inverno.
Trasformare tutto in eventi catastrofici, che senso ha?”. Già, che senso ha…