Torno a freddo sulla réunification, cioè il processo che ha portato ad un rilancio unitario dell’Union Valdôtaine, che mi ha commosso nella sala congressi gremita di persone del Grand Hôtel Billia.
Quando Lea, storica segretaria di Avenue des Maquisards, mi ha consegnato, prima dell’inizio dei lavori, la carte d’adhésion, che ho chiesto dopo una lunga fila di congressisti che facevano la stessa cosa, è stato come ritrovare qualcosa che temevo di avere perso per sempre.
Per questo alla fine del mio intervento ho brandito quella tessera, sostenendo che la considerassi come una spada per difendere l’Autonomia e per far sapere che il popolo unionista esiste ed è di nuovo solidale, seppellendo rancori di cui dimenticarsi. E che, usando un anglicismo, il ritornare assieme è una scelta Win Win e cioè un vincere tutti a favore della comunità valdostana. Mi pare che certi commenti su questa ritrovarsi degli unionisti non caso abbia causato commenti acidi a Destra, che si sente prematuramente alla conquista della Valle d’Aosta e mal vede questa nostra retrouvaille.
Le mie tappe sono note: in fuga da un’Union nelle mani di Augusto Rollandin (con cui nel tempo avevo avuto rapporti eccellenti per poi non sopportare più il suo ruolo di strapotere), avevo fondato con altri l’Union Valdôtaine Progressiste per una svolta pluralista e avevo in seguito per le medesime ragioni dato vita a MOUV’. allargatasi in seguito a VdAUnie.
Un’area sempre autonomista, senza mai cedere nelle mie convinzioni e per questo ho lavorato per il processo di pacificazione, come dimostrato dal lavoro tutti assieme degli autonomisti, già sanando nell'attività governativa e consiliare, le divisioni, prima con il Governo Lavevaz e poi con quello Testolin. Un ritrovarsi che abbiamo trasferito alle basi e per questo MOUV’-VdAUnie era stato sciolto già alla fine dello scorso anno, restando solo il Gruppo consiliare con Alliance Valdôtaine, nella speranza ottimista che non fosse un salto nel vuoto. Per questo ho seguito con apprensione il cammino, fatto di alto e bassi, completato infine domenica a Saint-Vincent.
Nel mio intervento ho parlato di un punto a capo prezioso nel solco della storia dell’UV, che si avvicina agli 80 anni dalla sua nascita con un vigore rinnovato, sapendo che bisogna riconquistare posizioni e saper parlare in modo nuovo con strumenti di comunicazione moderni ai giovani che sembrano distratti.
E lo dimostra l’acume della Jeunesse Valdôtaine, che ha saputo spezzare gli interventi con la testimonianza video di una simpatica e volitiva unionista della prima ora, Amalia Marie Thiébat, classe 1926, di Challand-St-Victor. È lei che ha ricordato Caveri, mischiando in quegli esordi del dopoguerra la figura fondamentale di mio zio Séverin e di mio papà Sandro, veterinario della vallata, e le sue impagabili barzellette.
Nel mio intervento ho ricordato, inoltre, come il bipolarismo Destra-Sinistra, con la DC e il PCI nei primi anni dell’Autonomia si sarebbe potuto, in piena guerra fredda, rivelare letale per l’Union, messa per un attimo all’angolo per poi ripartire con forza. Oggi questa medesima circostanza di una polarizzazione potrebbe rivelarsi come una minaccia, che dimostra quanto fosse utile, anzi necessario, rimettersi assieme.
Per questo ho elencato temi concreti: il cambiamento climatico che toccherà il territorio e la società , la crisi demografica che obbliga a regolare fissi migratori, la politica della montagna di cui essere ovunque dei fari, la rivoluzione digitale con l’Intelligenza artificiale come strumento da usare. E, infine, il Federalismo come base ideale con cui forgiare un nuovo Statuto di Autonomia.
Un programma in pillole nell’emozione di ritrovare di fronte a me il popolo unionista.