I buoni propositi post vacanze nascono nei giorni di riposo. Spicca, con tutta evidenza, l’impegno di leggere di più, come faccio quando sono meno assillato dal lavoro e assorbito da dipendenze varie da Web e da serie tv che stregano. E, invece, i libri - che mi hanno sempre accompagnato nelle vita - sono fonte di vita e di conoscenza.
Comincio scherzosamente grazie ad una storia raccontata da Giorgio Montefoschi sul Corriere: ”Il trentottenne romano Daniele L., ex primo della classe, attualmente non molto fortunato nel lavoro, si introduce in un appartamento del quartiere Prati, abitato dalla buona borghesia papalina, al fine di svaligiarlo. Sennonché, mentre rovista nei cassetti per cercare soldi e gioielli, si imbatte in un libro, scritto da Giovanni Nucci («Gli dei alle sei», sottotitolo: «L’iliade all’ora del aperitivo», edito da Bompiani). Comincia a leggerlo, si appassiona, e per proseguire comodamente la lettura se ne va in terrazza e si mette in poltrona. Fantastico. Cioè sarebbe fantastico se al proprietario di casa non venisse in mente di tornare. Grida, allarme, polizia! Il ladro, che pare abbia già qualche piccola pendenza con la giustizia, viene arrestato. E al giudice dice: «Il libro era bello, mi sono appassionato». Dobbiamo dedurre, dunque, che alla «gente» che legge non piacciono soltanto i gialli, gli horror e i romanzi con lo zio stupratore, il babbo cattivo, e la madre pure? Ebbene sì. Di seguito: dobbiamo convincerci che per salvaguardare i nostri ori e argenti, durante l’estate, dobbiamo mettere una bella Iliade sul comodino? Certamente. Ma perché arrestare quel Pacifico svaligiatore? In fondo che faceva? Leggeva un buon libro in terrazza. Con quel caldo”.
Straordinario siparietto!
La rubrica domenicale di Grand Continent racconta, invece, una storia sui libri in uno scenario diverso, drammatico, l’Ucraina. Rubo qualche spezzone di un racconto molto interessante e colto: ”Dopo oltre 900 giorni di guerra aperta, com'è la vita di tutti quelli che sono rimasti nelle grandi città prese di mira dai missili russi, o altrove sulla costa del Mar Nero, sui monti Carpazi o lungo il Dnieper? Queste domande parlano della vita quotidiana e dei problemi apparentemente banali, ma assolutamente essenziali, che la compongono. Esse strutturano una società che, come ci ricorda Anna Colin Lebedev in un magnifico saggio breve, piccolo capolavoro di sociologia, “molto prima che Vladimir Putin lanciasse la sua invasione su larga scala, era già definita dalla guerra”. È intorno alla guerra che si sta riorganizzando uno Stato storicamente debole e indebolito. Con la guerra Putin vuole decapitare la sovranità ucraina, privandola della possibilità di scegliere autonomamente la propria direzione geopolitica. Non sorprende che la maggioranza degli ucraini sia favorevole all'integrazione del Paese nell'Unione Europea o nell'Alleanza Atlantica”.
Ed ecco un personaggio ben diverso dal ladruncolo romano lettore finito nei guai: ”Maryna Tchyzhova vive in un quartiere chiamato Ostriv, che in ucraino significa “l'isola”, sulle rive del Dnieper. I russi prendono costantemente di mira la città e le sue infrastrutture. Durante i due anni di bombardamenti continui, più di 70 biblioteche della città sono state danneggiate o distrutte. Nel suo quartiere, particolarmente esposto agli attacchi russi, non c'è elettricità da una settimana: niente ventilazione, niente refrigerazione, niente Internet. Quindi bisogna arrangiarsi. Usare il cellulare per connettersi a internet, chiamare tramite Whatsapp gli amici o la famiglia. Telegram, considerato troppo russo, è sempre più abbandonato per gli scambi personali. Soprattutto, tenere duro. Non ci sono più i 40°C del mese scorso, ma i 30°C di questa settimana. La vita non è facile. In una società strutturata dalla guerra che si costruisce attorno a essa e che cerca di resistere alla morte e alla distruzione, Maryna Tchyzhova ha lanciato un progetto tanto impressionante quanto commovente“.
Eccoci: ”Sotto il fuoco russo, lei e cinque giovani amici hanno allestito delle sale di lettura sottoterra, nei rifugi antiaerei. Ci racconta di aver raccolto 8 617 libri, di cui solo una quindicina in russo, segno del cambiamento delle abitudini linguistiche, profondo in Ucraina. Come si legge in questi luoghi? Come si vive nei rifugi? Probabilmente, Maryna Tchyzhova apre una domanda vertiginosa: cosa può fare un libro?”.
Più avanti la risposta della giovane ucraina: ”L’idea iniziale era semplice: creare spazi nei rifugi sotterranei dove le persone potessero trovare libri per distrarsi dai combattimenti e rifugiarsi mentalmente. Ben presto la nostra missione ha preso la forma di questo motto: “I libri come rifugio morale dalla guerra”. Siamo riusciti a costituire una grande collezione di libri, che sono stati poi distribuiti nei vari rifugi. Il risultato è sorprendente: semplici biblioteche situate nei rifugi sono diventate un ve
ro e proprio sostegno per gli abitanti in tempo di guerra. Abbiamo avuto parecchi problemi con l'installazione di biblioteche nei rifugi. In particolare, il Ministero delle Situazioni di Emergenza ci ha avvertito che i libri costituivano un rischio di incendio. Dopo un po’ di ping pong burocratico, abbiamo deciso di limitare il numero di libri a 50 per biblioteca.
Dipende dalle circostanze. In estate è sopportabile, ma in inverno fa molto freddo. I libri danno un certo conforto, indipendentemente dal luogo in cui li si legge. Le persone possono entrare, scambiarsi i libri o semplicemente prenderne in prestito alcuni per leggerli a casa. È un piccolo gesto di normalità in un contesto che ne è fortemente carente. Nel bel mezzo della guerra, c'è un reale bisogno di luoghi in cui condividere e discutere di libri. Leggere un libro è molto più di una semplice attività educativa o di svago. A Kherson, i libri diventano una difesa emotiva. Quando leggo un romanzo, mi immergo nella storia e questo mi aiuta a ignorare le esplosioni intorno a me. È un modo per proteggermi mentalmente. Il libro è il nostro rifugio dalla guerra di Putin”.
Grazie, Grand Continent, di questa storia seria con un premessa faceta dalla cronaca romana.