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05 set 2024

Aspettando il 7 settembre

di Luciano Caveri

Ho qualche pensiero in vista del 7 settembre (quest’anno con la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella), che fu per un breve periodo quella Festa della Valle d’Aosta, che andrebbe ripristinata! Nacque per avere una celebrazione popolare per una serie di motivi sulla data: è il giorno del Patrono della Valle, San Grato; i Savoia compivano in quel giorno la visita al Duché d’Aoste per un’udienza generale; in più, per caso, fu il giorno di emanazione di quel decreto luogotenenziale che nel 1945 sancì la prima forma della successiva Autonomia speciale, considerata insufficiente rispetto alle speranze e anche per questo nacque l’Union Valdotaine. Elementi del passato, che sostanziano il nostro presente.

Viviamo anni difficili, con il ritorno delle guerre non distanti da noi, e con molte incertezze che gravano sul nostro futuro e alimentano grandi inquietudini. Ma è in questa temperie che bisogna dimostrare il carattere montanaro e lavorare per tutto ciò che unisce contro la logica di vecchie divisioni e contro il veleno degli estremismi che riappaiono con clamore. Il pensiero federalista che appartiene alla storia politica dall’inizio del secolo scorso va coltivato con consapevolezza, perché fa parte del nostro patrimonio. Fa piacere, con le deleghe che ho attualmente nel governo della Regione, osservare come ci si trovi di fronte a cambiamenti da cavalcare come Valle d’Aosta per non restare indietro in una logica di apertura al resto delle Alpi e a tutte le altre montagne d’Europa. Essenziale è poi l’interscambio con tutte le altre minoranze linguistiche e nazionali in Italia e in Europa e con le Regioni italiane ed europee con Autonomie speciali similicon cui confrontarsi sugli assetti costituzionali adatti per affrontare l’avvenire.

La specialità non è una conquista per sempre, ma è uno strumento prezioso da trattare come tale e da rafforzare, credendoci e oggi rapportandola, con nuove ambizioni, rispetto alla discussa Autonomia differenziata delle Regioni ordinarie. L’Europa, che osservo oggi dal Comitato delle Regioni e osservai dal Parlamento europeo, resta una straordinaria chance nel solco di ideali europeisti come stella polare. Basti pensare, nel rapporto con Bruxelles, ai cospicui fondi comunitari: si chiude il precedente periodo di programmazione dei fondi comunitari e si entra di corsa e in modo fattivo verso il nuovo periodo di programmazione attraverso i diversi strumenti a disposizione.

Si è passati da circa 400 milioni di euro del 2014-2020 spesi sull’insieme dei fondi ad un periodo di programmazione con cifre simili, con lo scorporo del Piano di Sviluppo Rurale, nel 2021-2027, che verranno impiegati in questioni strategiche come il cambiamento climatico, la crisi demografica, l’occupazione e la società digitale. Sulla transizione energetica come non rimarcare, nel solco della sovranità energetica europea ed italiana, lo scarso interesse per la risorsa idroelettrica, con il rischio gare, mentre ci si fascia la testa e si studiano cavilli per i balneari?

Per la piccola Valle d’Aosta uno sforzo notevole occuparsi di dossier che si incrociano fra loro con una macchina ben rodata, che si trova anche ad un occuparsi della scelta di un coordinamento regionale serio e competente per occuparsi dei molti progetti del PNRR per una cifra, seguendo la capricciosità delle normative nazionali in materia, che ruota attorno al mezzo miliardo di euro.

La governance su queste risorse è essenziale e seguiamo con interesse, ma anche con qualche apprensione, forme di accentramento decisionale su Roma dell’insieme della politica regionale europea, che saranno comprensibili per chi non spende le risorse per tempo, ma non per chi segue i dossier in modo puntuale e riconosciuto dalle stesse autorità comunitarie. Sono i Trattati che pongono attenzione al ruolo delle Regioni e degli Enti locali nel solco della famosa sussidiarietà, che va presa sul serio perché è una delle garanzie per avere un’Europa davvero democratica e partecipativa.

Fra i capitoli essenziali, il grande tema di cui mi occupo, è la digitalizzazione, un servizio orizzontale per tutta la Amministrazione, ma anche legato a settori come la fibra ottica e le sue potenzialità che ricadono sulla popolazione e sulle imprese. La nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale offrirà ulteriori orizzonti importanti per la nostra Valle e non bisogna mai avere paura delle innovazioni e mostrarci sempre all’avanguardia.

La politica nazionale per la Montagna con una nuova legge nazionale ormai vicina - e a cui abbiamo contribuito in modo fattivo - si coniuga con la logica europeista attraverso la Macroregione alpina, di cui siamo partecipi con altre 47 Regioni dell’Arco Alpino. Il rilancio avviato dell’Euroregione AlpMedcon Piemonte, Liguria, Auvergne-Rhône-Alpes e PACA-RégionSud è punto essenziale, così come la cooperazione rafforzata con i vicini Cantoni svizzeri e in particolare la République du Valais. Le frontiere vanno abbattute e lo stare insieme nella cooperazione territoriale offre potenzialità enormi economiche e culturali.

Importante poi l’attenzione e l’impegno verso il mondo della francofonia, che allarga le nostre conoscenze e assieme mantiene le radici della nostra cultura. Lo stesso vale per il necessario rapporto con le altre minoranze linguistiche dell’Unione europea con cui condividere esperienze ed idee e anche con le altre Regioni europee con forti poteri legislativi assieme alle quali bisogna lavorare contro i rischi del centralismo delle Istituzioni comunitarie. Tante sfide ci aspettano e la speranza è che la comunità valdostana resti coesa e partecipe, mantenendo quell’attenzione e quella passione per la politica che fa parte della nostra Storia. Ai giovani dobbiamo garantire un corretto passaggio del testimone, trasferendo le competenze assunte e che vanno adeguate all’oggi, in una Valle d’Aosta che vede declinare le nascite e assieme aumentare il numero delle persone anziane e questo ci obbliga ad un forte patto fra generazioni. Per non dire dell’impatto enorme che deriverà, anche nella nostra porzione di Alpi, dal cambiamento climatico, che obbliga ad un adattamento intelligente.

Abbiamo la fortuna di vivere in una Valle straordinaria che dobbiamo curare e mantenere, sapendo che la nostra deve restare una montagna viva ed abitata, in cui le attività economiche prosperino, affinché questo ci assicuri il necessario benessere. Sembra banale ma non lo è, perché c’è chi ritiene quasi che gli uomini sulle Alpi turbino chissà quale equilibrio naturale, come se fossero un elemento estraneo. Una Montagna senza montanari sarebbe niente altro che un’aberrazione e una prospettiva da rigettare in toto. Sarebbe, senza una cultura umana in continua trasformazione, una Valle d’Aosta di cartapesta e certo non è quello che si può desiderare.