L’altro giorno ho trovato un caro amico, mio coetaneo, cui ho lanciato un classico e complice: “Si invecchia!”. E lui, di rimando: “L’alternativa non sarebbe stata piacevole!”.
Questa storia del tempo che passa la si può vedere in vari modi e certo la mia generazione e anche quelli un po’ più giovani si sono trovati, quando hanno avuto la fortuna di avere genitori diventati “grandi vecchi”, di fronte ad una realtà quasi sempre cruda e difficile negli ultimi anni della loro vita e diventa uno specchio impegnativo di quello che potrà avvenire a noi stessi nel caso in cui ci si arrivi.
Ci pensavo oggi, guardando ad un compleanno simpatico di un personaggio (acronimo BB), che mi ha accompagnato nella sua vita da cronaca rosa sin da bambino. Mi riferisco a Brigitte Bardot, un simbolo degli anni Sessanta, per la sua straordinaria avvenenza e quel “je ne sais quoi” che l’ha resa un mito senza la sfortuna di morire anzitempo come avvenne per Marylin Monroe.
Ricordo quando, dietro il sellino della Vespa di un mio amico (avevo 15 anni), passammo alcuni giorni avventurosi in Costa Azzurra, dormendo in camping o persino in spiaggia. Raggiunta Saint-Tropez ci figuravamo con fantasia un incontro con la celebre diva e arrivammo sin davanti al cancello della sua celebre villa, “La Madrague”, non cavando un ragno dal buco. In compenso, con i pochi soldi a disposizione, scovammo un posto dove vendevano vestiti americani di seconda mano a prezzi stracciati e ci rifacemmo un bizzarro guardaroba, che fu visto con sospetto al mio rientro a casa.
Eravamo, da ragazzini, imbevuti delle storie d’amore della Bardot, di certe sue canzoni cantate con la voce conturbante, delle fotografie e dei film che la ritraevano nel suo splendore con quella vita un po’ gitana nel Sud della Francia. Il mito era il playboy italiano, Gigi Rizzi, che pareva essere stato uno dei fidanzati principali in quelle estati.
Oggi, con i suoi 90 anni, BB è molto diversa, nel tempo è diventata una animalista impegnata allo spasimo, critica di tutto e di tutti con un versante all’estrema destra (il suo mito è Le Pen padre…) e senza più legami con il mondo cui apparteneva, dopo aver staccato la spina nell’ormai lontano 1974.
Certo che, a bene vedere, questo 1934, cui l’attrice francese appartiene, ha generato dei novantenni che non demordono. In questi giorni ho seguito con simpatia i festeggiamenti per Gino Paoli, eccezionale cantautore con cui fui deputato in una Legislatura e che dimostra una vitalità straordinaria. Nelle stesse ore di quell’anno nacque un suo grande amore: Ornella Vanoni, anche lei ancora sulla cresta dell’onda.
Sempre in queste ore è spuntata un’altra nonagenaria, Sophia Loren, per la quale sembra essersi arrestato lo scorrere del tempo, e gche la mia generazione ha visto interprete in straordinarie pellicole e le cui storie si leggevano in quelle riviste rosa che c’erano anche a casa mia. Oggi il gossip è diventato sul Web e in TV e certi giornaletti sentono la crisi, ma il farsi i fatti degli altri, se famosi, resta una costante. Che dire poi di un altro coscritto, che spunta ancora con le sue collezioni, e risponde al nome di Giorgio Armani, punto di riferimento della moda e dimostrazione di come dal nulla si diventi una multinazionale.
Altre personalità del 1934 sono ancora presenti. Sentivo alla radio, a commentare la Coppa America, il famoso skipper Cino Ricci, leggo ogni tanto le interviste dell’immarcescibile Carlo De Benedetti, spunta ancora nelle cronache il Cardinale piemontese Tarcisio Bertone. La giornalista “noir” Franca Leosini ha continuato a condurre trasmissioni con il suo inconfondibile stile.
Insomma: si spera di invecchiare così, tenendo il punto e senza sentirsi vecchi, anche se lo si è.
Rita Levi-Montalcini, morta a 103 anni diceva: ”Ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente”.