Ho imparato con il tempo che chi in Valle d’Aosta si trova fuori dalle istituzioni elettive, ma con grande virulenza si scaglia contro la politica (da destra o da sinistra poco importa), la verità è che coltiva alla fine una speranza che appare un calembour: diventare lui/lei stesso/a politico in Consiglio regionale. Li vedo arrivare con la vis polemica sotto il braccio,
innalzando le loro legittime ambizioni, che sono tali anche quando il substrato è quello della critica feroce e ci si assume il compito salvifico di cambiare il sistema.
Tutto giusto e legittimo: la politica è confronto anche ruvido, che dovrebbe partire da una qual certa serenità, di cui pregresse ingiurie, qualche insulto e l’uso della villania non sono una buona base di partenza.
Aggiungo che su temi complessi chi pensa di usare semplificazioni se non pressappochismo non andrà mai lontano. Vedo spesso questo uso spregiudicato che svilisce gli sforzi di chi cerca con fatica di capire un mondo che cambia sotto i nostri piedi.
Ecco perché apprezzo l’approccio dei vecchi saggi, che fissano dei paletti e propongono delle regole. Ci pensavo ascoltando il Presidente Sergio Mattarella a Bari per il Festival delle Regioni, esempio illuminante per chi pensa che entrare in politica sia come un assalto selvaggio come l’arrembaggio di una nave pirata.
Così il Capo dello Stato, nel mare agitato della politica italiana, ha messo i puntini sulle i attorno alla collaborazione tra istituzioni: "La ricerca dei punti in comune, la condivisione delle scelte, sono essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità".
E ancora: “Vi sono in particolare dei momenti nella vita di ogni istituzione in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose, approfondendo solchi e contrapposizioni, ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi. Quest'attitudine è parte essenziale della vita democratica perché le istituzioni appartengono e rispondono all'intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse".
Mattarella, parlando poi di transizione ecologica ed energetica, due delle questioni al centro dei lavori del Festival, ha ricordato come si tratti di argomenti per i quali i giovani "nutrono una sensibilità particolare". "Tutti - ha detto il presidente della Repubblica - dovremo affrontare il tema della transizione ecologica con la determinazione che caratterizza l'approccio dei più giovani, a loro è chiaro come le risorse del pianeta non siano illimitate e non possono riprodursi all'infinito. Di qui l'urgenza di intervenire attraverso politiche lungimiranti e responsabili, che stabiliscono obiettivi e riescono mobilitare risorse economiche, a suscitare investimenti, politiche coerenti e stabili nel tempo". "Contrastare il cambiamento climatico e proseguire sulla via della decarbonizzazione - ha sottolineato il presidente della Repubblica - sono obiettivi non rinunciabili".
Il tema dell’Intelligenza Artificiale, su cui io stesso sono intervenuto ieri, è valso questo appello del Capo della Stato: ”I rischi si corrono se il ritmo veloce di sviluppo e le sempre più ampie applicazioni della AI rimangono appannaggio di un numero limitato di soggetti globali dotati di enormi risorse e che, nei fatti, si sottraggono a ogni forma di regolamentazione?". E ha aggiunto: “Possiamo consentire una sfrenata competizione tesa ad accaparrarsi i dati relativi alla vita delle persone al fine di utilizzarli per vantaggi economici e anche per influenzarne le scelte? Ogni genere di scelta. E' tollerabile la manipolazione delle informazioni o addirittura la fabbricazione di notizie false allo scopo di condizionare l'opinione pubblica anche nell'espressione del voto?". "La prima questione - ha proseguito - che si pone è: qual è il soggetto chiamato a dettare le regole di tutela delle libertà dei cittadini? Una prima risposta - ha ricordato il Presidente - è già intervenuta a livello dell'Unione Europea con la 'Dichiarazione sui diritti e i principi digitali per il prossimo decennio digitale', che ritengo sia stata una scelta coraggiosa per testare di problemi pratici e di etica nell’uso di una tecnologia preziosa e anche rischiosa
Ancora Mattarella: "Non vi è dubbio, d'altronde che l'intelligenza artificiale possa dare un grande contributo allo sviluppo del benessere dell'umanità e fornire un apporto di grande beneficio alla soluzione di problemi globali, ivi inclusi quelli di natura ambientale. Pensiamo alle applicazioni dell'intelligenza artificiale nella gestione delle risorse idriche e nell'organizzazione del sistema dei trasporti. Nella medicina, dove può aprire grandi prospettive di speranza. Pensiamo ai progressi nella telemedicina che accrescono le possibilità di cura delle persone anche nei Paesi più poveri".
Infine riflessioni condivisibili: "Quali decisioni devonoo rimanere saldamente nelle mani degli esseri umani e quali possono essere delegate a un supercalcolatore? Pensiamo davvero che una macchina possa sostituire un medico nella cura delle persone o un giudice nello scrivere una sentenza? Non si può fare a meno di riflettere sulla irripetibilità di ogni singola persona umana e sulla irripetibilità di ogni situazione di vita".