Talvolta mi chiedo se l’IA (Intelligenza Artificiale) viaggi di pari passo con la SU (Stupidità Umana), che ha evidenti esempi attorno a noi.
Ne parla spesso e ovviamente nella sua rubrica su Huffpost Pietro Salvatori, che si chiama “Occam. Politica, complotti, disinformazione”.
La prima parte del titolo ricorda il principio attribuito a Guglielmo di Ockham, un frate e filosofo medievale del XIV secolo, anche se concetti simili esistevano già prima di lui. La cui logica è che, quando ci sono più spiegazioni possibili per un fenomeno, la più semplice è da preferire, finché non si dimostra che è sbagliata.
Salvatori si occupa del grande mondo dei complottisti, dei negazionisti, dei diffusori di fake news, degli ossessionati da teorie bislacche. Fenomeno globale e anche locale.
Racconta questa settimana di come: “Negli Stati Uniti più di un ragazzo su due è convinto che il governo copra la verità sull’esistenza degli alieni. Quasi uno su tre che l’atterraggio sulla Luna non sia mai avvenuto, sia stato tutto ricostruito in un set di Stanley Kubrick o qualcosa del genere. Uno su cinque che viviamo in una realtà finta, un po’ Matrix e un po’ Truman Show, insomma, che quel che ci circonda e quel che percepiamo non sia reale. Uno su tre che il Covid sia un complotto pianificato per controllare la popolazione”.
Commento arguto dell’autore: “Cari amici di Occam, poi uno si stupisce che abbia vinto Donald Trump, la singola persona al mondo che più di ogni altra è una sorta di centrale ambulante di propagazione di teorie del complotto e false credenze”.
Più avanti esemplifica da uno studio: “Secondo il sondaggio di EduBirdie, il 41% della Gen Z a stelle e strisce afferma di ricondividere abitualmente teorie cospirative. Nello specifico:
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il 67% ritiene che gli smartphone ascoltino le nostre conversazioni;
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il 52% crede che il governo copra la verità sugli alieni;
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il 35% che l’attentato a Trump sia stata una messa in scena;
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il 31% che Beyoncé faccia parte degli Illuminati;
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il 30% che il Covid sia stato un sistema di controllo della popolazione;
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il 27% che esistono i viaggi nel tempo;
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il 27% che la volontà di Musk di raggiungere Marte sia un piano di fuga dei miliardari;
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il 24% che il deep-state controlli tutti gli eventi mondiali;
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il 22% che viviamo in una simulazione;
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Il 15% che Melania Trump lanci messaggi in codice attraverso i suoi vestiti;
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il 14% che il cambiamento climatico sia una bufala;
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il 14% che Britney Spears sia stata sostituita da un clone;
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il 14% che Taylor Swift sia una sacerdotessa di Satana;
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il 14% che le élite bevano adenocromo per garantirsi l’immortalità;
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il 12% che la Terra sia piatta;
Complessivamente, scrive l’istituto, “il 77% della Generazione Z è convinto che almeno una delle teorie del complotto più diffuse sia vera, che si tratti del satanismo di Taylor Swift, del clone di Britney Spears o della leader degli Illuminati Beyoncé”. Lo so, detta così fa ridere, eppure dovremmo essere al contrario molto preoccupati”.
Salvatori insiste: “Qualche mese fa, il New Literacy Project, un’associazione no-profit che si occupa di istruzione negli Stati Uniti fondata dal giornalista Premio Pulitzer Alan Miller, si era chiesta quanto gli adolescenti siano influenzati dalle teorie del complotto, e aveva deciso di dedicare uno studio al tema, giungendo a risultati straordinariamente simili (in quel caso il numero di ragazzi convinti di almeno una teoria del complotto saliva all’81% del totale)”.
Questa la sintesi che viene fatta dal giornalista ed è da brivido: “Gli adolescenti vivono in un mondo in cui l’informazione corre quasi esclusivamente sui social, spesso l’unica fonte a cui attingono, i cui algoritmi creano camere d’eco secondo le quali più qualcuno cerca qualcosa e più la piattaforma tenderà a proporgli cose simili (quel che sta succedendo su X è evidente da mesi, ma anche YouTube, Facebook o TikTok non ne sono immuni). Il loro ecosistema informativo è quello che la tecnologia di questi anni plasma intorno a loro, ed è un ecosistema gravido di narrazioni diversive e teorie del complotto. È uno dei campi di battaglia delle guerre culturali dei nostri giorni. Guerre dalle quali sempre i fatti e il buon senso rischiano di uscirne distrutti”.
Si salvi chi può!