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19 apr 2025

Pasqua seria e scherzosa

di Luciano Caveri

Pasqua la si deve prendere seriamente e anche scherzosamente per alcuni aspetti.

Seriamente perché è una festività cristiana: dal baratro del venerdì santo alla gioia della Resurrezione.

C’è una poesia breve di Giuseppe Ungaretti: “Cristo, pensoso palpito,

Astro incarnato nell'umane tenebre,

Fratello che t'immoli

Perennemente per riedificare

Umanamente l'uomo....”.

Oppure questa frase del Santo a noi vicino per la sua presenza sulle nostre montagne, Giovanni Paolo II, quando disse: “Voi, uomini e donne d’ogni continente, attingete alla sua tomba ormai vuota per sempre il vigore necessario per sconfiggere le forze del male e della morte, e porre ogni ricerca e progresso tecnico e sociale al servizio di un futuro migliore per tutti”.

Scherzosamente, invece, significa compartecipare alle uova di cioccolato e ai dolci a forma di colomba.

Pasqua è uno dei casi in cui è chiara la soluzione del dilemma se sia “nato prima l'uovo o prima la gallina". Intendiamoci: se le prime uova di uccello risalgono a duecento milioni di anni fa, le uova fossili più antiche ritrovate appartenevano a rettili primitivi di più di 350 milioni di anni fa. Per cui vince l'uovo per un'ovvietà e cioè che la gallina non c'era!

D'altra parte a Pasqua della gallina non ci interessa molto, semmai conta il coniglio reso di cioccolato, che non è oviparo ma mammifero, ampiamente usato nell’area francofona. Ma anche in Valle l’uovo primeggia e si incrocia con il cioccolato!

Storia in poche righe: la bevanda derivata dal cacao la usavano maya e aztechi, la porta in Europa Cristoforo Colombo, dove si realizza - con opportune lavorazioni dei pasticceri specie per attenuare il gusto amaro - il cioccolato, simile a quello odierno.

E le uova di Pasqua di cioccolato con sorpresa? Origine abbastanza incerta. Secondo alcune fonti storiche, in Italia fu proprio a Torino, tra il 1920 e il 1930, che comparvero le primi uova di cioccolato con sorpresa all’interno, forse copiando qualcosa di simile che già esisteva in Francia e in Inghilterra.

E la colomba come dolce pasquale? Trovo sul "La Cucina italiana" le diverse versioni. La prima implica San Colombano e la regina Teodolinda e siamo nel 610 a Pavia, capitale dei Longobardi. C'erano opposti della regina un gruppo di pellegrini irlandesi, guidati da San Colombano. La sovrana offrì agli ospiti cani di selvaggina e ricche libagioni, ma il santo declinò perché era periodo di Quaresima. Teodolinda e il marito Agilulfo interpretarono il rifiuto come un'offesa personale e fu allora che Colombano, benedicendo la selvaggina, la trasformò in bianche colombe di pane.

La seconda storia sempre a Pavia, qualche anno prima. Il re dei Longobardi Alboino mosse guerra all'Italia bizantina assediando Pavia. Dopo tre anni di assedio la resistenza venne vinta e i barbari entrarono in città. Fu allora che i Pavesi, per evitare le loro furia, regalarono loro, come segno di pace, dei soffici dolci a forma di colomba.

La terza storia sempre in Lombardia: battaglia di Legnano (1176), la clamorosa vittoria dei Comuni della Lega Lombarda sull'Imperatore germanico Federico Barbarossa. Si narra che un condottiero del carroccio vide due colombi posarsi sopra le insegne della Lega, incuranti dell'avvicinarsi della battaglia. Per infondere coraggio ai suoi uomini, il condottiero fece confezionare dai cuochi dei pani a forma di colomba, a base di uova, farina e lievito. Insomma siamo sempre in zona, pur in epoche diverse.

Molto più prosaicamente "La Cucina italiana" ci porta Milano degli anni '30 del secolo scorso. Per Natale, da qualche anno, imperversava il panettone che oggi conosciamo, come evoluzione lievitata - ideata dalla "Motta" - dell'antico "pan de Toni" milanese. All'artista e pubblicitario mantovano Dino Villani venne un'idea. Perché non sfruttare gli stessi macchinari che la "Motta" utilizzava per produrre il panettone, per creare un nuovo dolce pasquale dalla ricetta molto simile? Fu così che nacque la colomba di Pasqua.

Auguri!