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25 apr 2025

I volti di un Papa

di Luciano Caveri

La morte e le esequie di oggi di Papa Francesco impressionano.

Certo ciò è avvenuto per il ruolo pubblico dello scomparso e anche - direi - per il fatto che la sua fine è giunta improvvisa, quando sembrava che si fosse ripreso.

Io stesso, avuta la notizia, sono stato per un attimo incredulo e ovviamente addolorato. Porterò nel cuore il suo sorriso, quando in un bel salone della Casa Santa Marta, gli strinsi la mano con deferenza.

Il Pontefice, che aveva questo misto fra un argentino allegro e nostalgico che conviveva con una bonomia piemontese, aveva detto della morte: “Viviamo ogni giorno come un dono. Nessuno ha la vita assicurata, perciò ogni giorno va vissuto nell’amore, nella pace e nel servizio”.

E lui di certo non si è mai risparmiato: ha viaggiato moltissimo, più della maggior parte dei suoi predecessori, nonostante l’età e i problemi di salute che si sono presentati negli ultimi anni. Nel suo carnet ci sono stati più di 40 viaggi internazionali, visitando tutti i continenti, tranne l’Antartide.

Ha sempre dimostrato negli incontri anch’essi ripetuti e fitti e nelle omelie spesso a braccio uno stile sobrio e diretto. Non gli piacevano - e a questo si è ispirato persino il suo funerale - protocolli rigidi e cerimoniali fastosi. Ha amato- sino alla vigilia della sua morte - l’incontro con la gente comune, e non ha mai avuto paura di toccare temi difficili come la corruzione, l’ingiustizia, la guerra, le migrazioni.

Certe volte gli scappavano dichiarazioni che facevano titolo. Ricordo “frociaggine in seminario”, certe rotture con il mondo ebraico anche su Gaza, una qualche ambiguità sull’Ucraina mai visitata, la scelta di mai tornare nella sua Argentina, la giusta preoccupazione per un mondo che preferisce i cani alla nascita dei bambini.

Ma erano flash che si accendevano e si spegnevano. In fondo il Papa era riuscito a mantenere in generale fruttuosi compromessi, ma questo non significa affatto assenza di brusii, lamentazioni e scontenti vari.

Questo è normale che avvenga anche nelle religioni. Lo è stato per un cristianesimo che ha un pluralismo di posizioni, lo è fra sciiti e sunniti nel mondo musulmano, ci sono modelli che impressionano come il sincretismo fra le fedi in Giappone, l’ebraismo che vede anch’esso al proprio interno visioni diverse.

Anche le gerarchie religiose restano umanissime…

Tutto ciò in un mondo in cui nel tempo fra religioni ci sono stati scontri violenti, non ancora sedati, pensando ai cristiani perseguitati in molti Paesi.

Intanto - a complicare le cose - conosco persone che si costruiscono fedi fai da te, mischiando credenze e misticismi confusionari.

Esiste poi il problema della laicità (principio di neutralità dello Stato rispetto alle religioni, con rispetto per tutte le fedi e per i non credenti e quello del laicismo (visione in cui si tende a escludere ogni influenza religiosa dalla vita pubblica, anche in ambito culturale).

Papa Francesco aveva una visione interessante, quando diceva: “La sana laicità dello Stato non significa ostilità verso la religione, ma riconoscimento del suo ruolo nella società”.

Questo sarà un tema serio in un mondo in cui le teocrazie islamiste avvelenano le loro popolazioni e restano un modello da esportare nella loro visione. Ma anche in Occidente- pensiamo alla “banda Trump” - che invoca Dio per i propri bisogni e anche in Italia leader della destra estrema sbandierano rosari e preghiere, spesso con il paradosso di vite private stridenti con questa visione di famiglia tradizionale con il ricolo di penchant…mistici.

Chissà in privato che cosa diceva di questi baciapile ipocriti lo stesso Papa Francesco, che di sicuro di politica ne masticava, sia per i trascorsi nella dolente Argentina sia perché per diventare Papa conta la sensibilità politica.

Lo vedremo in queste ore fra fumate bianche e nere, alleanze non solo spirituali ma anche di politica più terra a terra.

Chiudo con una frase che sul Papa scrisse il giornalista, Eugenio Scalfari che, pur essendo agnostico, divenne suo amico: “Francesco è un uomo che ama il dubbio, la ricerca, il dialogo. È un uomo moderno e antico”.