Sono alcuni anni che, per le circostanze del lavoro e della vita, non incontro Walter Veltroni, più o meno mio coetaneo e con cui abbiamo avuto in passato le frequentazioni normali per chi ha orbitato in politica.
Di lui ho sempre apprezzato la pacatezza e la capacità di lavoro, caratteristica di chi è nato e cresciuto nell’humus culturale di una Sinistra dove per primeggiare bisognava farsi le ossa e dimostrare carattere.
In questi anni, sui giornali, con i libri e nel settore audiovisivo, Veltroni ha lavorato alacremente, dimostrando una grande duttilità nel mondo culturale.
L’equilibrio è sempre stata una sua cifra distintiva. Ho letto nei giorni scorsi un suo editoriale di prima pagina sul Corriere della Sera, in cui tratta un tema estremamente spinoso.
La premessa è facile: viviamo in un’Italia, per restare circoscritti, in cui il problema della Sicurezza (uso la maiuscola per la vastità di contenuti che una parola può contenere). Ogni giorno dell’anno l’informazione mostra episodi di violenza che spaventano e che sono molto di più di quanto avvenisse in passato. Una violenza che diventa orrore in molti casi e che pesa come una spada di Damocle sulla nostra testa.
Così Veltroni, venendo al sodo, dice: “Voglio affrontare, ancora una volta, un tema, quello della sicurezza. Perché è un cardine, non solo elettorale ma identitario, della nuova destra che oggi ha conquistato il governo in tanti Paesi occidentali. Che però non è riuscita a trovare soluzioni.
Si è dimostrato, anche negli Usa, che non sono i muri, le carceri speciali e le disumane deportazioni in campi di reclusione che risolvono il problema.
Credo di poter dire che mai la percezione di insicurezza su tutti i fronti sia stata così alta, anche in Italia. Nonostante lo sforzo gigantesco delle forze dell’ordine, la vita degli italiani è attraversata da una crescente sensazione di ansia e di disagio per l’incolumità delle persone e dei loro beni. I furti negli appartamenti e nei negozi, le aggressioni a donne, le truffe agli anziani, la violenza efferata di tanti fatti di cronaca, il ritorno delle armi da fuoco nelle grandi città, i delitti compiuti da giovanissimi, come quello di Milano in cui dei ragazzini che hanno tra undici e tredici anni, il tempo del gioco e della scuola, rubano un’auto, la guidano a velocità folle per le strade, travolgono una donna uccidendola e poi si rifugiano nel loro campo rom. O l’italiano di 26 anni che ha violentato una donna di 80 e poi l’ha costretta a consegnargli i soldi presi dal bancomat”.
Espungo i giudizi politici, che Veltroni pure affronta con una certa neutralità, ma il punto decisivo è questo: “Quello della sicurezza è un tema complesso, che va sottratto alla demagogia. Esso riguarda, la sinistra dovrebbe finalmente capirlo, gli strati più deboli della popolazione: gli anziani, chi vive nelle periferie, chi prende i mezzi pubblici. E poi le donne, che vivono con la paura di uscire da sole la sera. La sinistra dovrebbe capire che quello della sicurezza è un enorme tema di giustizia sociale. Sono stato in Paesi in cui le grandi città sono devastate dalla criminalità comune e i ricchi vivono asserragliati in quartieri bunker. Non è questo il destino che dobbiamo auspicare per la vita dei nostri figli. E non bastano le pur necessarie riforme che devono, nell’accorciare le ingiustizie sociali, rimuovere parte delle cause della violenza diffusa. Questo è un vasto, giusto, programma, da sostenere con rinnovato vigore.
Ma il problema di un anziano scippato o di una ragazza aggredita si pone ora. Per affrontarlo bisogna, a mio avviso, agire su più fronti. Il primo è potenziare la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, con particolare riguardo alle zone periferiche delle grandi città e al contrasto delle nuove forme di delinquenza digitale. Poi governare con rigore e apertura il fenomeno dell’immigrazione, con l’obiettivo, non sembri un paradosso, di non lasciare solo chi viene sul nostro territorio avendone diritto. Tutte le teorie di esclusiva identificazione dei problemi di ordine pubblico con il fenomeno immigrazione si sono rivelate, di fatto, sbagliate. E tuttavia, una volta sottratto il tema alle varie demagogie populiste, esiste ed è grande il problema di come garantire, al tempo stesso, accoglienza, integrazione e rigoroso rispetto delle regole della convivenza civile. Le grandi civiltà vivono solo se sanno far convivere difesa della propria identità e apertura al mondo. Mai solo l’una, mai solo l’altra. L’immigrazione va regolata, con un mix di fermezza e di piena integrazione, e non demonizzata”.
C’è da tirare un sospiro di sollievo, pensando come questo sia diventato in tutta Europa, per restare nell’Occidente a noi più vicino, un tema affrontato da Governi di diverso colore. Spesso in Italia tutto è avvolto da una nuvola ideologica che deforma la realtà, dimenticando che non è un problema di schieramento ma riguarda la capacità di far vivere i cittadini in serenità con misure equilibrate.
Veltroni lo interpreta con un mio medesimo pensiero: “Per la sinistra la parola sicurezza dovrebbe smettere di essere un tabù. Negarne l’importanza o ridursi a scimmiottare le ricette della destra sono due strade fallimentari. Non dovrebbe essere un tabù perché la parola sicurezza confina con un’altra, che invece, giustamente, piace: legalità. Il rispetto delle leggi, in primo luogo quelle che garantiscono l’integrità della persona, è un dovere per ogni sistema democratico. E non esistono mai giustificazioni, neanche quelle sociali, per la violenza contro altri”.