Il giorno dopo una personale sconfitta elettorale che cosa resta?
La consapevolezza di quel che è avvenuto, certo.
Il dispiacere degli amici e dei collaboratori, che esprimono la loro solidarietà. L’affetto di chi, a diverso titolo, ti vuole bene e il sostegno di chi ti ama. Chi se ne bea lo faccia con altrettanto gusto, ma si tratta solo per me di un fastidioso solletico.
Esiste tutta una retorica sulla sconfitta che fortifica e sulla necessità di afferrarne tutti gli aspetti più dolorosi per trarne qualche energia positiva.
A caldo l’esercizio non penso sia molto utile. Ci vogliono tempi di reazione misurati e l’introspezione non può essere un eccesso di contorcimento mentale.
Trovo, semmai, che sia più una ricerca di nuovi equilibri e stimoli.
L’abitudine è rassicurante e nociva nello stesso modo e per fortuna nella mia vita professionale, fra giornalismo e politica, ho avuto parecchi cambiamenti che hanno impedito che le situazioni si sclerotizzassero in una routine ripetitiva.
Di questo ora si tratta, commisurata all’età e allo scenario. Non mi trascinerò nell’ozioso esercizio del retrovisore con cui guardare le cose.
Ognuno porta sulla schiena lo zaino delle proprie esperienze e la tendenza rassicurante di tornare a fare cose già fatte. Per cui per reagire bisogna scuotersi da certezze e déjà vu.
Sono dell’idea che la pagina bianca non debba mai preoccupare e non mi preoccupa.
I dolori, le sofferenze, il male che ci attorniano sono ben altra cosa di un flop elettorale e crogiolarsi in quanto avvenuto serve solo ad un inutile esercizio consolatorio.
Ringrazio chi si preoccupa, ma il cantiere, almeno nei miei pensieri, è già aperto.
Ora mi dedico alle cose trascurate e lasciate lì per la foga del fare, eredità familiare. Guardarsi attorno con occhi diversi dal solito è una buona ginnastica mentale.
Qui continuerò a scrivere come fondamenta della mia nuova vita.
Poi si vedrà, senza fretta e con la giusta circospezione e soprattutto senza inutili piagnistei.
Un salutare punto a capo, utile per distinguere meglio il grano dalla pula e per vedere nuovi orizzonti.