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25 dic 2025

67 Buon Natale!

di Luciano Caveri

Ciao, Natale. Credo di poterti dare del tu per uno scherzo del destino.

Perché tu sei la Festività con la F maiuscola (un amico cattolico mi correggere sempre: quella è Pasqua!).

Certo la Resurrezione è importante, ma senza nascita non ci sarebbe stato quel Grande Mistero, cui si appoggia la fede di chi crede.

Lo scherzo del destino fu, nel mio caso un esserino di due Kg e tre etti, nato il giovedì 25 dicembre 1958. Dovevo nascere in verità un mese dopo e sono spuntato, invece, quel giorno, forse per una cicogna distratta.

Per altro vivo la frustrazione per cui in Italia, nella tradizione popolare i bambini nati prematuri al settimo mese di gravidanza (o tra il settimo e l'ottavo) sono chiamati settimini. Di loro si dice che possiedano doti speciali o poteri magici.

Mentre - ahimè - per un nato esattamente di 8 mesi non c'è un detto specifico altrettanto diffuso, ma potrebbe rientrare in credenze simili sui prematuri in generale, visti come "speciali" per essere sopravvissuti a una nascita precoce.

Fu il dottor Rinaldo Thoux, assieme a mio papà, ad accompagnare mia mamma alla vecchia Maternità di Aosta. Si fece prestare una cravatta, perché allora la forma era sostanza e un medico non poteva entrare in ospedale se non vestito bene.

Nacqui così quel giorno, che esibisco come un trofeo, pensando che certo lato un pochino presuntuoso derivi dall’infanzia più profonda.

Immaginate chi cresce con i Natali da piccolino e vede luci, festoni e soprattutto il presente con il bambino Gesù e può pure pensare per un secondo che qualcosa sia per lui, avvolto dall’affetto della famiglia e dei parenti, che ormai - maledizione! - non ci sono più.

Mio fratello poverino, a soli cinque anni, si trovò un fratellino in mezzo alle scatole. Ridiamo assieme a pensare a mia madre che, con fine approccio psicologico, tolse mio fratello che dormiva ancora in un lettino nella stanza con i miei genitori per piazzarci me, il secondogenito.

Così Natale è il mio compleanno. Ne ricordo tanti, anche se - confesso - non sono fra coloro che hanno una memoria bestiale del passato. Mi balocco sempre con l’idea che, avendo sempre tanti pensieri, sono costretto a cancellare pezzi di memoria per fare spazio!

Oggi sono 67 anni: età veneranda, si sarebbe detto un tempo. Io mi sento ancora un giovinastro, certamente sbagliando perché il passare degli anni conta e far finta di niente sarebbe un misto fra ingenuità e stupidità.

Lasciatemi cullare in questo pensiero, in fondo innocente e giustificato dal candore natalizio che devo pur avere introitato da qualche parte. Un soffio, direi, dello spiritello del Natale, che arriva e riparte come un razzo e ci lascia con una scia di stella cometa che ci darà un’energia per l’anno che verrà.

Resta l’età che incalza e la riflessione sul tempo che passa non in senso generale, ma sulla propria pelle.

Ma si tratta di prenderne atto con saggezza e comportarsi non con un ridicolo giovanilismo che celi la realtà del tempo che passa.

Da un lontano passato giungono i pensieri di Michel de Montaigne: “Non mi dolgo dell’età che avanza: essa mi sottrae molte passioni inutili e mi restituisce me stesso. La maturità degli anni rende l’uomo più padrone del proprio giudizio, meno schiavo delle opinioni altrui e più incline a una libertà interiore che la giovinezza non conosce”.

Buon Natale! Joyeux Noël! Bon Tsalènde 🌲