Non appartengo alla categoria di quelli che tornano nei luoghi rassicuranti già lungamente vissuti, sia che ciò avvenga per una logica nostalgica alla "Amarcord" sia che capiti per una meccanica ripetitività, che ti fa fare oggi quel che hai più volte fatto in passato.
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Fare il sociologo da spiaggia in un Paese arabo farebbe ridere i polli.
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L'elaborazione del lutto, cioè il lento adattamento psicologico alla perdita di un congiunto, è già un processo delicato, ma dev'essere terribile quando capita che il corpo della persona non ci sia.
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Stavo pensando, in questa oziosa mattina domenicale, che cosa io sappia fare bene, ma che risulti del tutto inutile.
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Capita spesso in questo mio spazio di rievocare figure del passato, le cui gesta e azioni sono per molti versi utili per capire la Valle d'Aosta di oggi, spesso portata ad avere una certa smemoratezza e ad accontentarsi del tran tran di una Regione ormai portata sull'orlo del baratro.
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Leggevo e riflettevo l'altro giorno su di un grido d'allarme sulla stampa belga: "Le tabagisme augmente chez les 18-25 ans, selon la "Fondation contre le cancer", qui dénonce le manque d'action politique.
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Il "Grande Seminario" di Aosta, in via Xavier De Maistre 17, ha oggi un pugno di seminaristi, che si formano ormai fuori Valle.
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Ma in fondo il povero Partito Democratico valdostano che cosa ha fatto di male? Cambiare idea in politica ci sta e bisogna essere rispettosi delle conversioni, che fanno mutare radicalmente di direzione.
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Sono cresciuto negli anni del boom economico e ricordo bene il primo grande magazzino del mio paese, che era un "Vegè" ed era un tripudio dell'alimentare in esposizione, segno evidente della modernità.
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Ormai è evidente che ci troviamo nella nostra vita a doverci abituare a cambiamenti continui, in barba a vecchie letture della storia come un susseguirsi - per secoli e generazioni - di una vita relativamente cristallizzata con gesti e abitudini, ma soprattutto contesti sociali, che si muovevano con la lentezza di una lumaca.
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