Diavolo di uno Steve Jobs! Il mio primo vero computer è stato un "Apple Macintosh" regalatomi da Eddy Ottoz, quando era nel suo lavoro un precursore-diffusore dell'informatica. Vi assicuro che l'utilizzo di uno strumento del genere era una vera emozione e c'era un che di stupefacente nel progresso per chi aveva avuto ancora a che fare in prima elementare con inchiostro e carta assorbente. Ancora oggi mi beo dei progressi tecnologici proprio perché appartengo ad una generazione che ha vissuto l'intera evoluzione o meglio la rivoluzione ancora in corso, travolgente, della società digitale. Questo Mac venne poi sostituito, dopo averlo spremuto, con una serie di altri "Apple", prima di essere risucchiato dalla logica PC. Ma poi, insinuante, l'Apple - con la sua caratteristica melina - è tornato nella mia vita con l'iPhone, che nella sua evoluzione ha dimostrato incredibili performance, diventando - ci sto scrivendo sopra - un indispensabile strumento di lavoro, almeno finché la vista terrà... Steve per stravincere ha inventato il fratello maggiore iPad: si tratta di un'evoluzione che, pur senza la telefonia tradizionale, offre prestazioni interessanti e facili anche per chi non ha familiarità con il computer. Babbo Natale mi ha portato l'iPad e da un primo utilizzo conferma quanto immaginabile: uno strumento multiuso e adattabile a seconda delle competenze e dunque flessibile come un elastico. Pur avendo una piccola "sim", la sua vera vocazione a stelle e strisce è quella di collegarsi ai wi-fi, ma si sa che queste reti via radio sono state rallentate in Italia dal decreto Pisanu, finalmente abrogato nel "milleproroghe". Al momento, però, manca chiarezza sulle regole future.