La montagna ha partorito il topolino. Chi abbia seguito in questi anni il dibattito vastissimo sulla riscrittura della vecchia “legge sulla montagna” del 1994 non può che deprimersi di fronte al testo unificato in approvazione alla Camera dei Deputati. L’esperienza parlamentare mi ha insegnato a guardare subito i soldi a disposizione previsti in una legge: i sei milioni di euro per ciascun anno sono un gocciolina rispetto alle necessità della montagna italiana, direi quasi offensivi. E lo stesso stato d’animo risulta dalla pochezza dei 13 articoli complessivi che, pur riprendendo parzialissime suggestioni della bella proposta di legge del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, sono un modesto elenco di proposte che non incidono affatto, come doveva essere, sulla montagna italiana. Non ci sono elementi innovativi, anzi direi tranquillamente che si torna indietro con una visione miope dei problemi in campo.
Nasce, ad esempio, la tipologia oscura del “Comune montano svantaggiato”, ci sono frammentari interventi in materia di Lavori pubblici e di associazionismo sociale. Vi sono alcune normette a vantaggio di Club Alpino e della Federazione Sport Invernali mischiate a questioni settoriali, come la certificazione di ecocompatibilità, gli usi civici o argomenti catastali. Nessun reale disegno, nessun pensiero conduttore, una pochezza che lascia stupiti e amareggiati e dimostra come in Italia, dove un tempo il dibattito sulla montagna era un fatto serio, ci si sia ridotti ad operazioni lobbistiche di scarsa portata. Mala tempora currunt. Non è per passatismo che ricordo un ruolo di trascinamento in Europa e nel mondo che un tempo ci fu, come dimostrato dal ruolo propulsivo dell'Italia nel 2002 in occasione dell’”Anno internazionale delle Montagne”, deciso dalle Nazioni Unite. Per nostra fortuna, oggi certi temi come la politica di concorrenza, gli aiuti di Stato, i servizi d’interesse generale e altro ancora sono di pertinenza dell’Unione europea e dunque la triste e imperfetta leggina in discussione nel Parlamento italiano potrà serenamente approdare ad un binario morto, perché certi temi cruciali debbono essere affrontati a Bruxelles e non a Roma. Spero solo che la montagna di fronte a questo affronto di una legge senza soldi e senza idee non stia zitta e si esprima con una pernacchia che arrivi fino a Palazzi romani