Se si toglie la patina di retorica che è servita nei momenti più difficili dell'emergenza sanitaria resta la cruda realtà. La "dad - didattica a distanza" è stata un necessità per non spezzare il cordone ombelicale fra lo studente ed il mondo della scuola, tuttavia la scuola è e resta quella in presenza. Di sicuro gli strumenti digitali resteranno come supporto utile e bisogna rafforzarne l'impiego e la Valle d'Aosta si sta preparando con le infrastrutture a banda larga e con una sperimentazione significativa sull'uso dei tablet, ma siamo fatti di carne ed ossa e la fisicità crea il legame sociale che sostanzia la comunità scolastica. Resta comunque, per chi se ne debba occupare quando si avvicina la ripartenza, il convitato di pietra, se così si può definire: il virus che ci ammorba con la sua presenza incombente ma invisibile, muta, e perciò inquietante e persino imprevedibile, come mostra ancora il recente caso inglese con un ritorno violento del contagio acquietatosi in fretta.
Nelle settimane a venire, che anche in una piccola realtà come quella valdostana è fatta di classi da formare, graduatorie degli insegnanti, scelte locali che si intrecciano con il centralismo delle decisioni sanitarie nazionali, si decideranno gli scenari. Resta però l'indeterminatezza della pandemia e delle sue dinamiche cangianti e per questo bisogna avere soluzioni diverse e chiare, adattandosi agli eventi e questo scuote un mondo conservatore come la scuola. Tutta l'informazione che sforna notizie contraddittorie rende tutto più difficile e lo scorso anno decisioni giunte da Roma all'ultimo secondo hanno reso necessari inseguimenti che hanno creato nervosismo ed anche qualche inefficienza. Capisco la difficoltà e so che sarebbe bello poter programmare senza l'ansia di un "covid-19" che sembra recitare a soggetto attraverso le famose varianti che lo rendono duttile nella sua aggressività. Ma le autorità sanitarie devono capire che la macchina della scuola ha tempi lenti di movimento e non si possono accettare regole arbitrarie non ponderate e cambi di impostazione improvvisi, difficili da calare nella realtà di scuole di diversa taglia. Certo, la vaccinazione conta moltissimo e personalmente auspico sia la vaccinazione obbligatoria per gli insegnanti che una campagna seria sugli studenti, che riguarda anche la comprensione di che cosa si debba fare sotto i dodici anni, l'età per ora fissata come partenza per potersi vaccinare. Il nodo "trasporti" per le scuole superiori resta la questione cardine a seconda della percentuale di riempimento dei mezzi pubblici e si tratta di un rompicapo non semplice che influenzerà in profondità le percentuali di presenza in classe. Eppure resta il fatto chiaro che la Scuola ha sofferto moltissimo con la pandemia e con essa studenti straniti ed insegnanti affaticati con Comitati seri che pungolano la politica e Comitati con venature "no-vax" che fanno solo danni ed influenzano in malo modo coloro che seguono certi pifferai magici. Sulle scuole andrebbe impressa una frase di Italo Calvino che dice: «Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l'istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere».