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15 mar 2024

Ricordare Matteotti

di Luciano Caveri

Importante è sempre non dimenticare, perché l’oblio genera mostri. Il deputato Giacomo Matteotti venne caricato a forza il 10 giugno 2024 su di un'auto e ucciso a pugnalate dalla squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini. Il cadavere, ormai in avanzata fase di decomposizione( fu necessaria una perizia odontoiatrica per il riconoscimento), era stato seppellito in una fossa a Quartarella, a pochi chilometri da Roma e venne ritrovato circa due mesi dopo l'omicidio, il 16 agosto 1924.Il delitto, perché di questo si trattava, suscitò una profonda emozione in tutta Italia e segnò la svolta, ormai ineluttabile, verso la dittatura, compiuta poi con le leggi fascistissime - raggruppate in disprezzo del ruolo del Parlamento umiliato - del 1925-1926.

Dell'eliminazione di Matteotti, Mussolini si assunse piena "responsabilità morale e politica" con un discorso pronunciato alla Camera dei deputati il 3 gennaio 1925. È questa, infatti, la data d'inizio del vero e proprio regime dittatoriale in Italia, già evidenti nelle radici ideologiche e programmatiche. In quest'occasione il Duce ribadì davanti a tutti di essere pronto a scatenare la violenza per eliminare ogni opposizione.

La decisione di assassinare Matteotti viene generalmente ascritta al suo discorso del 30 maggio 1924 nell’aula della Camera e ciò avvenne al momento di convalidare le decisioni della giunta delle elezioni, quando diversi parlamentari di minoranza segnaleranno proteste per le modalità di voto in alcune circoscrizioni (Abruzzi, Campania, Calabria, Puglie e Sicilia), presentando una richiesta per il rinvio degli atti alla giunta. La richiesta venne negata dalla Camera e di conseguenza fu approvata in blocco l’elezione, pur avvelenata dai brogli.

”Voi che oggi avete in mano il potere e la forza - disse Matteotti nell’aula di Montecitorio - voi che vantate la vostra potenza, dovreste meglio di tutti gli altri essere in grado di far osservare la legge da parte di tutti. Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della nazione”.  ”Se la libertà è data - proseguì il deputato socialista - ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Molto danno avevano fatto le dominazioni straniere. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni”.

Ricordo che dopo aver così contestato pubblicamente la validità del voto, Matteotti disse ai colleghi in maniera profetica: "Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me".

Fabiana Giacomotti su Il Foglio segnala la mostra su Matteotti in corso a Roma, rimarcando come sino ad ora Giorgia Meloni (che pure è andata ad analoga iniziativa su Enrico Berlinguer) non abbia scelto di andare a visitarla. Ma è interessante una parte che rilegge le diverse ipotesi su quel delitto: ”Sul movente del delitto, la ricerca storica si confronta da allora. Alcuni hanno avanzato l’ipotesi che si fosse trattato di una “punizione” conclusa tragicamente (sei uomini, però, prefigurano una tragedia che doveva compiersi per forza). (…) Vi è una versione che è un corollario della precedente ipotesi, cioè che il crimine trovi una spiegazione nella volontà di vendetta di Mussolini per il discorso di Matteotti del 30 maggio, in cui aveva denunciato abusi, violenze e illegalità commesse non solo dal governo, ma anche dai suoi scherani per le strade. Vi è infine una terza ipotesi, che spiega l’assassinio con la necessità di Mussolini di far tacere Matteotti perché convinto, con una certa ragione, che l’11 giugno il deputato avrebbe rivelato i gravi casi di corruzione di cui si sarebbero resi responsabili lo stesso capo del governo e alcuni gerarchi in relazione alla concessione del monopolio dello sfruttamento del sottosuolo italiano alla compagnia petrolifera americana Sinclair Oil, circostanza peraltro mai provata del tutto fino a oggi”.

Matteotti conobbe di sicuro mio nonno René Caveri( morto purtroppo nel 1948 e dunque non l’ho conosciuto), che era stato Prefetto di Rovigo, e venne collocato in pensione anticipata dalla carriera perché in dissenso con il regime e noto per le sue idee antifasciste

Scrive la giornalista: “I documenti esposti, che non si focalizzano sulla sola attività parlamentare di Matteotti ma sull’ambiente in cui si formò la sua anima socialista, sul Polesine dove venne rimandato con un treno speciale dopo un ritrovamento abilmente procrastinato per due mesi”.

Già, il 20 agosto, dopo solo quattro giorni dopo il ritrovamento del corpo del deputato, partirà da Monterotondo l’appena citato treno che riporterà a Fratta Polesine (appunto Provincia di Rovigo) la bara con la salma. Migliaia di lavoratori, operai e contadini assiepati ai bordi della ferrovia renderanno omaggio in silenzio alla salma. Un lutto che era un cupo presagio.

Ha scritto Ennio Flaiano: ”Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta”.

È bene metterselo in testa.