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16 mar 2024

Il campo e i suoi fratelli…

di Luciano Caveri

“Campo” è una parola piena di risorse. Ne esplorerò l’uso, ma intanto segnalo che, nella evidente capacità di riciclarsi, oggi domina nei titoli sui giornali nella veste politica. “Campo largo” grida la Sinistra e risponde dalla Destra l’urlo “campo coeso”. Vien da sorridere da osservatore curioso, visto che il “largo” sarebbe poi, nella sostanza, il patto fra PD e Cinque Stelle, magari con i centristi quando ci stanno, mentre il campo coeso la triade Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Par di capire che in entrambi i casi i rapporti siano altalenanti e più che schieramenti granitici sembrano aggregati elettorali, che nascondo profonde lacerazioni e crescenti incomprensioni.

Treccani alla mano, vien da rimpiangere il suo uso duro e puro e cioè dal latino “campus”, vale a dire «campagna, pianura», poi rapidamente militarizzato – attività di elezione per la nostra umanità - «campo di esercitazioni, campo di battaglia. Insomma dall’agricoltura, il termine ha assunto notevole varietà di accezioni e di usi.

Facciamo mente locale, magari cominciando dal drammatico “Non c‘è campo!” e gli altri campi prima di salire in vetta. nei luoghi in cui il nostro telefonino non prende. Oppure nel lessico dell’alpinismo il noto “campo base”. Sempre dal linguaggio militare, compresi i duelli da cappa e spada, spuntano espressioni che hanno avuto – pensiamo a Silvio Berlusconi – popolarità in certe epoche e mi riferisco al famoso “scendere in campo”. Ma per gli appassionati di sport ci sarà sempre il campo sportivo, che sa di ginnastica, mentre poi declina in “da calcio”, “da golf”, “da tennis” e altri. Dal cupo “camposanto” si passa ai moderni campo petrolifero, diamantifero, aurifero . Dal “campo di sci”, così evocativo nella nostra Valle d’Aosta al terrificante “campo di sterminio”. Stessa parola che oscilla da una parte all’altra fra il Bene e il Male.

In araldica, fondo dello scudo sul quale si disegnano le pezze e le figure, detto campo semplice o composto secondo che consti di uno solo o di più. In numismatica, spazio fra il tipo e la leggenda o l’orlo della moneta. Nel linguaggio medico: campo di irradiazione, operatorio, sterile. In Fisica sono plurimi gli usi in cui non mi infilo, se non evocando di passaggio cose come “campo gravitazionale” o “campo elettrico”. In Televisione io stesso usavo espressioni come “fuori campo”.

Questione di settori specifici, insomma. E da qui settore, àmbito, materia: nel campo della storia, della letteratura, dell’arte, della politica. E qui, di fatto, si torna all’inizio… Strana materia la Politica, che attinge da tutto il resto e tutto il resto ne fa parte. Eppure sempre meno se ne ha una percezione positiva per l’invadenza, come una malapianta, di forme varie di antipolitica. Più volte ho parlato del ruolo importanza della militanza politica, dell’impegno civile, della ricchezza di potersi confrontare attraverso posizione diverse nel tentativo nobile, perché a questo serve il confronto politico, di far sortire la soluzione migliore per risolvere i diversi problemi quotidiani che ci assillano. Eppure sembrano ogni tanto parole al vento, ascoltate con scarso interesse e con la puzza al naso, che investe anche chi la politica la fa o l’ha fatta.

Invece ci sono tante cose da fare e bisogna farle scevre da quel male assoluto che sono demagogia, populismo e ideologismi vari. Scriveva Karl Popper: “Chi non amerebbe avere il cielo in terra? Eppure, dev'essere uno dei primi principi di una politica razionale la persuasione che noi non possiamo realizzare il cielo in terra. Noi non siamo in procinto di diventare liberi spiriti o angeli, almeno per qualche secolo ancora. Noi siamo legati a questa terra dal nostro metabolismo, come Marx una volta ebbe saggiamente a proclamare; o, per usare la formula del cristianesimo, noi siamo spirito e carne. Perciò dobbiamo essere più modesti. In politica o in medicina, chi promette troppo non può essere altro che un ciarlatano. Noi dobbiamo cercar di migliorare le cose, ma dobbiamo sbarazzarci della idea di una pietra filosofale, di una formula che converta senz'altro la nostra corrotta società umana in puro oro perenne”.

Sono meno pessimista di lui, ma quantomeno il sano realismo non fa mai male.