Leggo spesso delle stupidaggini sui Social e mi chiedo se sia il caso di rispondere con il rischio di conseguenza di entrare in un vortice di polemiche, sapendo che a supporto dello sciocco corre una specie di corte dei miracoli di supporter, quasi sempre rifugiati nel comodo guscio dell’anonimato. Talvolta le stupidaggini svoltano in fake news (bufale) che sono pericolose, fuorvianti e spesso persino sospette di mazzette di chi alimenta certe storie per ragioni per nulla oscure per chi faccia uno più uno.
Ragionate sulla frase e applicatela a certe discussioni con i sapientoni da bar trasferitisi armi e bagagli sul Web: “L’energia che serve a confutare una sciocchezza è enormemente superiore a quella necessaria a produrla”. È il frutto di un ragionamento dovuto ad Alberto Brandolini, un programmatore italiano, che nel 2013 sul suo account Twitter scrisse, tradotto dall’inglese e la riporto con la premessa sinora omessa: "Asimmetria della stronzata: la quantità di energia necessaria per confutare una stronzata è un ordine di grandezza maggiore che per produrla".
Pare che il ragionamento sia frutto della lettura del libro Think Fast, Think Slow, di Daniel Kahneman e dalla visione da parte dell’autore di un dibattito televisivo tra il giornalista Marco Travaglio e l’ex presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi.
L’intuizione di Brandolini si applica soprattutto a questioni come fake news e bias cognitivi. Spieghiamo questi ultimi: bias è un termine inglese, che trae origine dal francese provenzale biais, e significa obliquo, inclinato. Questo termine, a sua volta trae origine dal latino e, prima ancora, dal greco epikársios, obliquo. Inizialmente, tale termine era usato nel gioco delle bocce, anzi direi a pétanque che si gioca in Provenza, per indicare i tiri storti dei giocatori. Nella seconda metà del 1500, il termine bias, assume un significato più vasto, infatti sarà tradotto come inclinazione, predisposizione, pregiudizio.
I bias cognitivi sono costrutti fondati, al di fuori del giudizio critico, su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie; utilizzati spesso per prendere decisioni in fretta e senza fatica. Si tratta, il più delle volte di errori cognitivi che impattano nella vita di tutti i giorni, non solo su decisioni e comportamenti, ma anche sui processi di pensiero. Interessante l’analisi sulla “legge di Brandolini” quel che scrive Igor di Carlo in due punti.
Il primo: il docente universitario Philip Williamson in un articolo pubblicato sulla rivista Nature, ricorda che le false notizie e le teorie complottiste hanno una diffusione rapida e inquietante nella nostra società, ma che questo non deve scoraggiare gli scienziati a esercitare la loro funzione per battersi contro tale propagazione.
Il secondo: il neurologo e ricercatore Laurent Vercueil, dell’Istituto di Neuroscienze di Grenoble, analizza la legge di Brandolini valutando al suo interno tre elementi di asimmetria del ragionamento: • Asimmetria dell’impatto: la diffusione conferisce alla sciocchezza un impatto maggiore rispetto a qualsiasi tentativo di disinnesco che segua. • Asimmetria della ritenzione della memoria: la traccia lasciata nella memoria dal discorso è molto più profonda di qualsiasi informazione razionale che in seguito la contraddica. • Asimmetria dell’unzione: colui che diffonde il discorso è unto di un’aura di solidarietà, mentre quello che cerca di portare alla ragione, è un guastafeste che non capisce nulla dell’importanza dell’informazione. In sostanza le fake news vengono naturalmente selezionate dal passaparola per l’immediatezza del sillogismo in esse contenuto, mentre qualunque approccio veritiero e scientifico ad un problema non risulta di istintiva comprensione, rifuggendo per ipotesi dalla aneddotica. Qui sta l’accortezza della persona di scienze, se chiamata anche solo estemporaneamente a divulgare: deve rendere il messaggio semplice e persuasivo”.
Insomma: vale il vecchio detto, secondo il quale a lavare la testa all’asino si perde tempo e si spreca il sapone…