Scopro con vivo piacere una nuova rubrica su Huffpost, giornale online, diretto da Mattia Feltri, che ha una sua spiccata personalità e che dimostra il destino - anche se la cosa colpisce in negativo - della carta stampata, che declinerà ancora con le generazioni “tutto digitale”.
Pietro Salvatori è un giornalista di grande calibro e apre un nuovo appuntamento sul giornale e spiega lui stesso il perché del nome prescelto: ”Lo abbiamo chiamato Occam come omaggio al frate francescano e filosofo Guglielmo da Occam, che codificò il suo pensiero in quello che oggi viene conosciuto come “il rasoio di Occam”, il principio metodologico che alla fin fine sta alla base della decostruzione delle cospirazioni, quello secondo il quale, dato un particolare interrogativo, la spiegazione più semplice per risolverlo nella maggior parte dei casi è anche quella più probabile”.
Quanto impossibile da far capire al mondo poliedrico dei complottisti vari che operano e purtroppo ce ne sono anche in Valle d’Aosta e vivono nel loro mondo esoterico fantasioso e pure pericoloso.
Salvatori parte con il botto con la sua newsletter sui complotti. Cito alcuni passaggi. Ecco il primo: “Fino a qualche tempo fa, in effetti, le teorie del complotto questo erano, microcosmi in cui prosperavano bizzarrie intellettuali o tesi psico-politiche da disturbati. Dopo l’11 settembre una piccola e agguerrita minoranza cercò di rivelare il grande complotto di George W. Bush, i teocon repubblicani, più in generale il deep state: le torri gemelle sono state abbattute da cariche esplosive piazzate dal governo, dalla Cia, dal Pentagono (le versioni differivano a seconda dell’estensore), cercavano di introdurre nel discorso mediatico il concetto di “false flag”, l’auto-attentato messo in piedi per scopi oscuri o vattelapesca. Nel dibattito pubblico italiano argomenti come questo iniziarono a diventare noti fuori dalla nicchia di fulminati e appassionati soprattutto per l’attività di divulgazione di Giulietto Chiesa, grande giornalista, inviato in Russia e cremlinologo tra i più affermati negli anni ‘80, nonché europarlamentare per una legislatura eletto nella lista di Antonio Di Pietro e folgorato sulla via delle oscure trame che innervano il mondo”.
Più avanti un esempio: “I terrapiattisti esistono dalla metà del XIX secolo, e negli ultimi decenni sono stati derubricati a elemento di folklore. Nel 2018 il documentario di Netflix “La terra è piatta” ha in qualche modo rilanciato quella che non è altro che una delle teorie del complotto più estreme – e anche per questo in fondo più innocue – del panorama contemporaneo. Il fondatore del terrapiattismo moderno, Charles K. Johnson, sostenne con un articolo pubblicato nel 1980 sulla rivista Science Digest che “l'idea di un globo rotante è una cospirazione fallace contro cui Mosè e Colombo si batterono...”.”.
Si segnala ancora una delle radici dell’ antisemitismo: “del complotto sono state alla base di grandi eventi storici, spesso tragici, li hanno alimentati e li hanno giustificati. I protocolli dei Savi di Sion è un libello cospirazionista creato nei primi anni Dieci del Novecento dalla polizia segreta zarista con l’intento di screditare i cittadini di religione ebraica dell’impero. Pubblicato per la prima volta in forma estesa nel 1903 dallo scrittore russo Sergej Nilus, già nel 1921 il Times e nel 1924 il Frankfurter Zeitung dimostrarono che si trattava di un fake conclamato. Dice sostanzialmente questo: alcuni Anziani a capo della comunità ebraica mondiale illustrano teorie e ordiscono trame su come controllare il mondo, soprattutto tramite l’utilizzo dei media e della finanza asservita allo stereotipo del ricco israelitico, per asservire la stolta plebe al sionismo globale”.
Ancora Salvatori, che con la sua rubrica fornirà nuovi elementi contro la banda dei complottisti: “Negli ultimi anni le tesi cospirazioniste sono iniziate a esondare dalla propria bolla di riferimento e a riempire il flusso di notizie anche dei fruitori occasionali. La pandemia del Covid prima, l’invasione russa dell’Ucraina dopo, sono stati eventi mondiali che hanno accelerato questa tendenza. Il virus creato segretamente in laboratorio, l’oscuro piano del controllo sociale imposto dal lockdown, i biolab al confine tra Ucraina e Russia finanziati dalla Cia e da Hunter Biden, figlio di Joe, sono solo alcune delle tesi che una volta sarebbero state confinate alla nicchia matacchiona e che invece sono comparse sui giornali generalisti, nei talk show di prima serata, e, ovviamente, hanno spopolato nei principali siti internet di contro informazione, in una marmellata nella quale spesso diventa difficile distinguere teorie del complotto da fonti documentate”.
Infine: “Le teorie del complotto innervano il nostro presente, alcune ancora facilmente individuabili come cialtronate tutto sommato innocue, altre che si insinuano nel discorso pubblico equiparando informazione e disinformazione senza soluzione di continuità. Due tra i principali leader mondiali si sono caratterizzati negli ultimi anni come alfieri del cospirazionismo, nemmeno poi tanto mascherati. Da un lato Vladimir Putin, che spesso se ne è servito per giustificare l’invasione dell’Ucraina e che ne sta costruendo una fresca fresca per attribuire la colpa dell’attentato al Crocus di Mosca alle intelligence di Kiev e di Washington. Dall’altro Donald Trump, che ha spesso strizzato l’occhio ai cospirazionisti di Qanon durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, che sta deliberatamente costruendo il suo consenso politico anche sulla componente complottista dell’elettorato statunitense, e che ha costruito una teoria del complotto tutta sua per giustificare la sconfitta alle ultime elezioni. L’ascesa dei movimenti di destra e di estrema destra (e in alcuni casi anche di estrema sinistra) in Europa e la loro vicinanza alle tesi della galassia Maga e del Cremlino, hanno reso il frame cospirazionista un elemento centrale nella battaglia per lo spazio pubblico e un elemento di estremo interesse per capire cosa sarà il nostro prossimo futuro”.
Mala tempora currunt.